«Creare centri di animazione spirituale nelle parrocchie», l’indicazione all’assemblea presbiterale

Giovedì scorso, presso la curia diocesana, si è tenuta l’assemblea straordinaria presbiterale convocata dal vescovo Mariano Crociata. Ai sacerdoti e ai diaconi presenti, lo stesso Vescovo ha portato la sua riflessione, non solo sull’anno pastorale ormai al termine ma anche su alcune iniziative future. Tra quest’ultime, la proposta concreta da realizzare è quella «di un gruppo di animazione spirituale».

Lo stesso Vescovo ha spiegato questa idea: «La creazione di un gruppo di animazione spirituale, o di discernimento spirituale, non è semplice né agevole, perché non siamo abituati a farlo, almeno nella maggior parte dei casi. Per lo più non sappiamo dire che cosa è o che cosa dovrebbe essere. Né, del resto, esiste una formula collaudata a cui si possa fare riferimento per cercare di assumerla e applicarla alla propria situazione. È qualcosa – esattamente – da creare, se si vuole farlo. E le modalità dobbiamo trovarle insieme, con in più lo sforzo di adattare la proposta a situazioni che variano da comunità a comunità».

Il raggiungimento di questo scopo sarà possibile solo con una premessa essenziale. «Intanto, noi preti dobbiamo dedicarci di più, insieme alla preghiera, alla lettura e allo studio. Per aiutare altri abbiamo bisogno di strumenti, dobbiamo attrezzarci a farlo. Questo non esclude che possa essere un laico o una laica preparati a svolgere una introduzione, un commento, una presentazione della pagina scritturistica; ma il discernimento si compie necessariamente sotto la guida del pastore, del ministro ordinato, perché discernere significa comprendere la Parola nella situazione, giudicare ed eventualmente scegliere e decidere», ha rimarcato Crociata.

L’urgenza di un intervento sulla dimensione spirituale è un dato di fatto. Sempre il Vescovo ha spiegato con molta franchezza il motivo: «Perché è incancellabile l’impressione che il più delle volte ci troviamo davanti, nel migliore dei casi, persone – giovani o meno giovani – più o meno devote, ma non personalità credenti, capaci di esprimere, di argomentare, di difendere e diffondere la loro esperienza di fede; per non parlare dei più che vivono tranquillamente una dissociazione tra la devozione privata e la vita sociale e pubblica. Se poi guardiamo allo stato prevalente delle nostre comunità parrocchiali – e forse sarebbe giusto dire anche all’immagine che esse proiettano – non è del tutto distante dalla realtà il vedervi dei centri di culto e delle organizzazioni di servizi religiosi».

Il desiderio di avviare l’animazione spirituale, il vescovo Crociata lo ha già annunciato pubblicamente in alcune omelie di recenti celebrazioni diocesane ed è anche la naturale conseguenza dell’orientamento pastorale di questo anno dedicato all’ascolto della Parola. Un ascolto che deve produrre la conversione personale e che si manifesterà poi nell’annuncio della Parola da parte di ciascuno, secondo le proprie capacità e stato di vita. Ora starà ai sacerdoti a livello locale pensare all’animazione spirituale, senza modelli standard di riferimento, ma ciascuno adeguandosi alla propria realtà e comunità locale. Magari anche rivedendo l’organizzazione e le priorità della vita parrocchiale. Su questo piano, dunque, si realizzerà il futuro della Chiesa pontina che sarà orientato alla crescita spirituale di ciascuno affinché ci siano sempre più cristiani maturi e consapevoli della loro fede.  

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