Chiusura del giubileo, i frutti di un anno di grazia in Diocesi. La messa in cattedrale presieduta dal Vescovo

Questo pomeriggio, nella cattedrale di San Marco, a Latina, il vescovo Mariano Crociata ha presieduto Santa Messa per la chiusura del giubileo a livello diocesano, concelebrata dal resto del clero diocesano.

Nel corso della celebrazione, vista la concomitante festa della Sacra Famiglia, il vescovo Crociata ha invitato gli sposi presenti a rinnovare le promesse matrimoniali. Al termine, invece, sempre monsignor Crociata ha voluto consegnare prima al clero e poi all’uscita ai fedeli presenti una copia della Lettera pastorale 2025/2026 “Attirerò tutti a me”, con la quale offre una riflessione come frutto del giubileo.

Alcune foto della celebrazione:

Di seguito il testo dell’omelia del Vescovo:

Omelia

Domenica della Santa Famiglia di Nazaret, 28 dicembre 2025

Chiusura del giubileo (cattedrale di San Marco)

+ Mariano Crociata

È stata scelta la domenica della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe per la chiusura del giubileo nelle diocesi. Non c’è un nesso necessario tra le due ricorrenze, ma il loro accostamento permette di cogliere una luce che le vede illuminarsi a vicenda. Infatti la riflessione che la chiusura del giubileo chiede di fare riguarda ciò che portiamo con noi da quanto abbiamo celebrato e ricevuto nel corso di quest’anno; la festa della Santa Famiglia a sua volta ci chiede di guardare alla vita ordinaria delle nostre famiglie perché queste si rispecchino in essa alla ricerca di una fedeltà sempre più grande alla chiamata all’amore coniugale e familiare.

Una cosa che abbiamo già avuto modo di evidenziare ci ha convinto che il giubileo non era una pratica tra altre o un adempimento compiuto il quale tutto tornava come prima. C’è da chiedersi peraltro che cosa può tornare come prima dopo che abbiamo incontrato il Signore: ora, è appunto di questo che si tratta, dell’incontro con il Signore e la sua misericordia.

Possiamo dire innanzitutto che il giubileo è stato vissuto intensamente nella nostra diocesi (grazie alla collaborazione di tanti, a cominciare dal delegato diocesano e dalla commissione che lo ha coadiuvato): dalle iniziative di singole parrocchie e gruppi, alle giornate di categorie ecclesiali specifiche fino al pellegrinaggio giubilare diocesano, nessuno è rimasto estraneo a un evento così speciale. E di questo dobbiamo sentirci grati al Signore; se siamo qui, è proprio per ringraziarlo.

Che cosa è avvenuto? Credo che molti di noi, se non tutti, sentivamo l’esigenza di chiedere un perdono speciale, di cambiare qualche abitudine, di rinnovare il nostro stile di vita, di compiere qualche gesto straordinario di conversione e di carità. Per lo più questo è avvenuto nel segreto delle coscienze e nel cammino personale di ciascuno, ma non per questo ha avuto meno rilievo; anzi, il frutto invisibile, poiché spirituale e per ciò stesso se possibile ancora più reale in quanto sgorgante dalla profondità personale, ha già cominciato a manifestarsi e continuerà a farlo. E poi le stesse comunità ne sono state certamente segnate, in modi che hanno comportato e comporteranno capacità di scelte nuove, non ultimo nel rapporto tra parrocchie in quelle collaborazioni che stanno nascendo, e poi nella capacità di alleggerirsi a poco a poco di tanti orpelli o anche pesi inutili. Ma infine c’è un risvolto sociale e, oserei dire, politico che il rinnovamento giubilare richiede. Ci sono stati dei segni in tal senso, ma la nostra responsabilità verso e dentro la comunità civile chiede ancora un lungo cammino da fare.

Tutto questo mi ha sollecitato a scrivere per questa occasione la lettera pastorale annuale. Mi sembrava fuori luogo toccare argomenti diversi da ciò che ci ha impegnati fino ad ora con il giubileo. Perciò ho pensato di dover cercare, per voi e insieme a voi, come far diventare un frutto duraturo di esperienza spirituale ciò che abbiamo vissuto lungo questo tempo. E al cuore di ciò che abbiamo vissuto nel giubileo non c’è stato altro se non l’incontro con il Signore, il rinnovato legame di Lui con noi e di noi con Lui; non c’è stato altro che l’esperienza di essere nuovamente attratti, catturati, conquistati da Lui. Nella Lettera propongo una meditazione sull’attrazione che Egli esercita su di noi, senza la quale non c’è fede viva, esperienza cristiana, vita di Chiesa. Non presento un piano di lavoro o un programma pastorale, bensì il desiderio, e anzi la volontà, di ripartire dal centro vivo, dal nucleo incandescente di ogni autentica esperienza di fede e di vita cristiana.

E nella famiglia è condensata una sorta di somma dei luoghi in cui l’esistenza ordinaria si conduce, anche nelle famiglie così spesso scombussolate o perfino disintegrate della società di oggi. Il Signore non aspetta che le famiglie siano perfette per visitarle e rendersi presente e agire al loro interno. Al contrario, Egli le visita, si rende presente e agisce in tutte e in ciascuna di esse per accompagnarle e aiutarle nel cammino verso la maturità e la perfezione dell’amore. Nella famiglia crescono le nuove generazioni, le creature che vengono al mondo, anche se sempre meno. In famiglia si impara a vivere come persone, esseri umani in relazione gli uni con gli altri, seppure sempre più con l’aiuto della scuola e, si spera, della comunità ecclesiale. In famiglia si sperimenta la gioia dello stare insieme; si ritrovano per riprendere sé stessi e ritrovare equilibrio e forza uomini e donne, padri e madri che sempre più conducono la loro vita nel lavoro e nelle relazioni sociali. In famiglia trova il primo sostegno, l’aiuto assiduo, il conforto, chi è provato nel corpo o nello spirito. In famiglia si coltivano i sogni e le speranze di piccoli e grandi, si leniscono le ferite delle sconfitte e degli errori, si recupera la forza e lo slancio per rialzarsi e riprendere il cammino.

Come comunità ecclesiale abbiamo il compito di prenderci cura, spiritualmente e pastoralmente, delle persone a partire dalla famiglia, dalla sua preparazione fino alla sua formazione, e nel corso della vita con lo svolgimento dei suoi compiti a favore della vita, dell’accoglienza reciproca nell’amore, del servizio e dell’impegno nella società di tutti. Perciò nell’orizzonte della famiglia dobbiamo sentire il nostro compito essenziale di comunità cristiana, almeno in tre prospettive.

La prima riguarda tutta l’opera pastorale ordinaria di preparazione al matrimonio e alla famiglia, come pure di accompagnamento al battesimo, alla crescita (con il Percorso dell’Iniziazione Cristiana), alla celebrazione dei sacramenti; ma riguarda anche il sostegno possibile alle famiglie in difficoltà, con i mezzi di cui disponiamo, personalmente o in parrocchia, o ancora con il punto diocesano di ascolto denominato “Il Pozzo” e il Consultorio familiare diocesano.

Una seconda prospettiva è quella educativa delle nuove generazioni, che ha un versante ecclesiale, già indicato nel Percorso e in tutto il lavoro formativo che le aggregazioni laicali in vario modo sviluppano, e un versante sociale e civile a partire dalla scuola, con la quale la collaborazione, nel rispetto delle autonome competenze, dovrebbe essere offerta molto di più e meglio di quanto già non avvenga.

Una terza prospettiva riguarda l’ambito della solidarietà e del sostegno alle situazioni personali e familiari di fragilità, a cominciare dal bisogno di sostentamento materiale o economico. Dobbiamo essere grati a quanti svolgono il loro servizio volontario nelle mense cittadine di Latina e di Terracina o di altre realtà nel territorio della diocesi, come pure a quanti si dedicano, nei centri appositi, all’ascolto delle persone bisognose oltre che alla distribuzione di viveri. Non meno prezioso è lo strumento del microcredito, compreso quello che proprio in occasione del giubileo è stato attivato dalla CEI a livello nazionale; la nostra partecipazione è stata buona, ma ha bisogno ancora di essere completata sia nella entità della somma raccolta sia nell’adesione di tutte le parrocchie. Voglio cogliere questa occasione per rivolgere un appello ad essere ancora più generosi, a cominciare dalla disponibilità al volontariato nelle mense e in tutti i servizi e le esigenze della Caritas.

Sentiamo in questo modo che l’anno giubilare si chiude con un rilancio, poiché si aprono dinanzi a noi nuove prospettive di esperienza di fede e di vita di Chiesa. Il Signore confermi i nostri propositi e ci conceda la grazia di essere sempre di più sua famiglia, figli di Dio e fratelli fra di noi.

condividi su