Aree interne, l’impegno della Chiesa italiana per il recupero dei territori

Ripensare la presenza della Chiesa nelle “Aree interne” individuando prospettive nuove e soluzioni concrete. È l’obiettivo dei Vescovi dei territori interessati che si sono ritrovati il 16 e il 17 luglio, a Benevento presso il Centro “La Pace”, per continuare la riflessione avviata nel 2019 e scandita negli anni da vari appuntamenti. Sin dall’inizio a questa discussione ha partecipato il vescovo Mariano Crociata per la Diocesi di Latina.

Un momento della discussione sulle Aree Interne

 «Sulla scia del cammino percorso, torniamo a incontrarci come Vescovi attenti al percorso della Chiesa nelle cosiddette Aree interne. Focalizzeremo la nostra attenzione sulla sinfonia dei ministeri battesimali e laicali, all’interno del quadro più ampio dei ministeri della Chiesa, declinando il tutto alla luce dei nostri contesti particolari. Ciò consentirà anche di stabilire un collegamento diretto con il Cammino sinodale, nel quale tutta la Chiesa è impegnata», ha spiegato Mons. Felice Accrocca, Arcivescovo di Benevento, a cui si deve l’iniziativa del Convegno.

Al termine dei lavori è stato pubblicato il “Messaggio alle nostre Chiese” firmato dai Vescovi delle Aree interne e che si riporta di seguito:

Riuniti a Benevento, com’è ormai tradizione, ringraziamo anzitutto Dio per il dono dell’esperienza che ci ha dato di vivere, fatta di comunione e sinodalità concreta: l’amicizia, lo scambio sereno e fecondo, i momenti di distesa fraternità condivisi sono il valore aggiunto, la cifra peculiare di questa esperienza che porteremo con noi. Giorni nei quali abbiamo sentito risuonare le parole rivolte al profeta: «O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele» (Ez 33,7).

A spronarci sono state anche le parole di Papa Francesco, che il 20 gennaio 2024, ricevendo l’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, ha tra l’altro affermato: “I piccoli Comuni, soprattutto quelli che fanno parte delle cosiddette Aree interne, e che sono la maggior parte, sono spesso trascurati e si trovano in condizione di marginalità. I cittadini che li abitano, una porzione significativa della popolazione, scontano divari importanti in termini di opportunità, e questo resta una fonte di disuguaglianza”.

Le Aree interne costituiscono la parte consistente e fragile di tutto il Paese (nord, centro, sud), pur custodendo esse potenzialità straordinarie. In un tempo in cui la distanza relazionale crea vere e proprie disconnessioni umane e lo spazio, quello verde soprattutto, va rarefacendosi, queste vaste porzioni di territorio, dotate di paesaggio e di un ricco patrimonio storico-artistico ed enogastronomico, dove le relazioni umane sono vissute in modo autentico, si rivelano infatti di una ricchezza sorprendente anche allo sguardo più distratto. Sono questi i luoghi – come ha detto per tutti il nostro Presidente, il Cardinale Matteo Zuppi – “che hanno la forza di essere comunità, luoghi dove i legami si rinsaldano e ci si ritrova”. Perciò, ha aggiunto, “è necessario partire dalle ‘periferie’, espressione felice di Papa Francesco, per capire anche tutto il resto. Il centro, infatti, si capisce dalle periferie”. Terreno fecondo per il futuro potrà essere anche una nuova pastorale rurale, capace di valorizzare il mondo dei lavoratori della terra.

È compito primario della politica – con il concorso dei corpi intermedi – elaborare un piano globale per valorizzare tale risorsa: è stato in tal senso importante l’incontro avuto con l’ANCI, nel quale abbiamo condiviso comuni obiettivi. Peraltro, trascurare la questione delle Aree interne – che attraversa per intero il Paese, da nord a sud – rischia di ledere i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione e di allargare ulteriormente il fossato tra zone ricche e povere, fossato che in molte situazioni è vissuto già all’interno di una stessa Regione. Mentre auspichiamo, con il Cardinale Presidente, “politiche serie e stabili a sostegno della natalità e della famiglia”, riteniamo che “un’idea seria di accoglienza può dare futuro alle Aree interne e anche al nostro Paese”.

Abbiamo in questi giorni riflettuto sul modo migliore per avviare una pastorale il più possibile idonea alle Aree interne, interrogandoci soprattutto sulla ministerialità che nasce dal battesimo; una ministerialità che coinvolge tutte le membra del Popolo di Dio e la molteplicità delle vocazioni, nella consapevolezza che non possiamo continuare a ripetere stereotipi ormai da tempo superati, ma aprirsi alla voce dello Spirito, che non fa tanto cose nuove, ma fa nuove tutte le cose. È necessario, perciò, superare l’ottica ristretta del campanile, per aprirci a forme nuove, capaci di valorizzare al meglio le risorse a nostra disposizione. Esprimiamo viva e sincera gratitudine ai sacerdoti e agli operatori pastorali che con generosità lavorano nei territori interni affrontando non poche difficoltà: anche la formazione nei seminari dovrà tener conto di queste problematiche.

Ripetiamo quanto dicemmo due anni fa, chiudendo il nostro incontro: “Ci impegniamo a restare! La Chiesa non vuole abbandonare questi territori, senza per questo irrigidirsi in forme, stili e abitudini che finirebbero per sclerotizzarla. In tal senso ci impegniamo ad aiutare i nostri giovani che vogliono restare, cercando di offrire loro solidarietà concreta, e ci impegniamo ad accompagnare quelli che vogliono andare, con la speranza di vederli un giorno tornare arricchiti di competenze ed esperienze nuove”.

In questi giorni abbiamo seminato, certi della Parola di Dio: “Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge” (Gc 5,7). Confidiamo che le nostre comunità siano quel terreno buono che, accogliendo il seme della Parola, la facciano crescere e fruttificare.

Benevento, 17 luglio 2024

condividi su