Negli «Orientamenti pastorali per l’anno 2015-2016», il vescovo Mariano Crociata ha invitato ogni comunità «a costituire o almeno riqualificare un gruppo di ascolto e di discernimento». Al riguardo, ha specificato anche che «potranno essere elaborate a livello diocesano indicazioni circa le caratteristiche e il metodo di conduzione del gruppo e di svolgimento di un incontro” (Ascoltare ancora, p. 33)». Per dare seguito a questa possibilità, il Vescovo stesso ha redatto una preziosa scheda con indicazioni capaci di facilitare il lavoro nelle singole realtà. Il documento è contenuto anche nel Sussidio pastorale per l’Avvento-Natale.
Di seguito il testo delle Indicazioni (a fondo pagina cliccando sul link sarà possibile scaricare il documento in formato pdf).
Prime indicazioni per i Gruppi di ascolto
Latina, 13/11/2015
+ Mariano Crociata
Premessa
Carissimi,
il Sinodo celebrato dalla Chiesa pontina (2005-2012) ha tenuto a sottolineare che “la santità dei laici – come quella dei pastori e dei religiosi – si sviluppa attraverso l’ascolto della Parola di Dio” (Perché la nostra Chiesa sia “più-Una”, n. 101), “nella convinzione” che tale ascolto “è la via privilegiata per un’autentica conversione del cuore” (ib., n. 233). Ora, la recezione degli Orientamenti pastorali per l’anno 2015-2016 vede collocata al primo posto la creazione o la riqualificazione dei cosiddetti Gruppi di ascolto e di discernimento. Essi non sono una invenzione dell’ultima ora, poiché conoscono una lunga storia che va fatta risalire almeno all’epoca successiva al concilio Vaticano II; ma essi non sono nemmeno una realtà così radicata e diffusa come ci si potrebbe aspettare dalla riscoperta del primato della Parola e dell’insegnamento sulla duplice mensa, della Parola e dell’Eucaristia, da cui trarre il nutrimento per la fede e la vita cristiana. L’impegno per un ascolto più diffuso e attento richiede dunque la ripresa di questa forma partecipata – eminentemente ecclesiale, ma non per questo meno personale – della lettura meditata della Sacra Scrittura per una fede più viva e una vita cristiana più consapevole e responsabile.
Bisogna cominciare dal punto in cui si è arrivati: là dove ci sono delle esperienze di ascolto in gruppo, esse vanno valorizzate e riqualificate perché meglio rispondano alle attese della chiamata all’ascolto. Là dove, invece, tali esperienze non sono state ancora avviate oppure hanno perduto la loro spinta originaria, allora si tratta di ricominciare e riproporre questa esperienza.
Condizioni preliminari
Nell’uno e nell’altro caso, è necessario assicurare alcune condizioni preliminari. Innanzitutto è necessario avere chiaro fin dall’inizio che l’attività di un tale Gruppo non ha mai una finalità esterna a se stessa, in vista cioè di preparare e svolgere meglio una celebrazione o organizzare un’attività pastorale di qualsiasi genere o altro ancora. Lo scopo di un Gruppo è far crescere la consapevolezza dei partecipanti e il loro senso di responsabilità attraverso la conoscenza e l’ascolto della Parola di Dio nella Scrittura, mediante la preghiera e una riflessione che scaturiscano dall’ascolto per la vita. Entro limiti ragionevoli di valutazione, nessuno che lo chieda e che mostri di accettare la finalità del Gruppo dovrebbe essere escluso dalla possibilità di farne parte.
L’animatore del Gruppo
Un tale Gruppo ha bisogno di un animatore, che ordinariamente è il parroco o un presbitero collaboratore. Tuttavia, in comunione con il parroco o il presbitero, anche un consacrato o un laico o una laica preparati possono svolgere il compito di animazione. Non è da escludere che possa esserci una alternanza di animatori quando si offrano le condizioni di più presenze qualificate. La funzione dell’animatore consiste nell’aiutare a conoscere e a capire il testo della Scrittura, a pregare facendo scaturire dall’ascolto l’apertura del cuore, a comprendere se stessi e la comunità nella luce della fede; suo compito sarà anche quello di moderare con discrezione lo svolgimento dell’incontro affinché i tempi di successione e di intervento siano rispettati e il rapporto tra i vari momenti equilibrato.
Un incontro tipo
Lo svolgimento tipo di un incontro potrebbe avere la seguente successione:
– una preghiera iniziale di invocazione allo Spirito che contribuisca a creare un clima di attenzione e di raccoglimento;
– la lettura e la spiegazione del testo nel suo significato letterale;
– la proposta di alcune domande, che scaturiscano dal testo e interpellino l’esistenza personale, quella del gruppo e della comunità, la condizione sociale in cui la comunità si trova a vivere e operare;
– un tempo di silenzio, per la riflessione e la preghiera personale;
– la condivisione delle risonanze, se ve ne sono;
– una preghiera conclusiva.
Un incontro non dovrebbe superare di molto il tempo di un’ora.
Cosa fare e cosa evitare
Non ci deve essere la preoccupazione di dire tutto, ma di avviare un processo personale e comunitario di riflessione, di discernimento, di preghiera. I vari momenti dell’incontro è probabile che richiedano degli adattamenti, a seconda del tipo di testo biblico prescelto e a seconda delle persone che partecipano al Gruppo. Bisognerebbe evitare di fare scadere lo scambio delle risonanze in una discussione in cui si polarizzino delle posizioni che si confrontano e si scontrano; al centro dell’attenzione non sono le opinioni personali, ma la Parola ascoltata e le risonanze prodotte dall’ascolto, verso le quali si richiede rispetto, apertura e disponibilità da parte di tutti.
Percorsi e verifica
È importante determinare il percorso dell’anno scegliendo il tipo di testi che si vuole adottare: le letture domenicali (o una di esse) dei tempi forti o di tutte le settimane dell’anno; il Vangelo dell’anno liturgico per una lettura continua; uno dei Vangeli o una sua parte; un altro libro della Scrittura; una serie selezionata di testi secondo una scelta tematica o altro ancora. Può essere utile alla fine dell’anno o due volte nell’anno (non di più) fare una verifica dell’andamento del Gruppo, non solo per valutare il funzionamento dello svolgimento degli incontri, ma soprattutto per far emergere i motivi più importanti emersi e di cui si è preso via via coscienza, così da farne anche eventuale tema di discernimento pastorale da portare in consiglio pastorale o in assemblea parrocchiale.