OMELIA
Natale 2022
Messa della notte
+ Mariano Crociata
Il Natale trasmette sempre un messaggio positivo, mette in luce il lato buono della realtà e della nostra umanità. Per intenderlo bene, questo messaggio, dobbiamo leggerlo sullo sfondo dell’atto creatore di Dio. La Scrittura dice che quando Dio completò la creazione del mondo, dichiarò tutta la sua soddisfazione, perché ciò che aveva creato era “cosa buona”. E il coronamento dell’opera creatrice è stata la creazione dell’uomo, dell’uomo e della donna. Dio vide che era cosa buona, riconobbe che essa corrispondeva al suo disegno e alla sua volontà. Dio è contento delle cose buone e belle della vita e del mondo.
Vedere adesso tutto guastato, o quasi, dà una profonda tristezza e può anche generare un inconsolabile sconforto. Ma questo capita a noi, non a Dio; egli non è uno che si rassegni facilmente. Perciò, quando vede il naufragio della sua creazione, ricomincia da capo, perché non rinuncerà mai a vedere il mondo e l’umanità belli e felici.
In fondo, la nascita di Gesù è il segno più alto della volontà irriducibile di Dio che la sua creatura sia una “cosa buona”, anzi diventi una “cosa buona”. Gesù è l’uomo nuovo, come uscito dalle mani di Dio, fedele a Lui e a se stesso, l’umano che niente potrà guastare, anche a prezzo della croce; perché è Dio stesso che si fa uomo. Egli ci è donato – «un bambino è nato per noi», abbiamo ascoltato, «ci è stato dato un figlio» – innanzitutto per farci sapere che il disegno originario non è completamente rovinato e che il nostro destino di fallimento non è segnato; e poi anche per dirci che a forza di seguire lui, Gesù, con tutta la sua vicenda umana, si impara ad essere veramente umani, ad essere non solo come Dio comanda, ma come ognuno di noi intimamente desidera. A guardarlo attentamente, ogni essere umano può riconoscere in Gesù il volto più autentico di se stesso. Questa notte deve sbocciare in noi il desiderio di conoscerlo di più, di imitarlo, di seguirlo.
È in gioco la riuscita della nostra umanità, l’esito ultimo del nostro destino, e nello stesso tempo l’evoluzione della nostra vicenda contemporanea. In questo Natale dobbiamo dire che se in Europa (ma non bisognerebbe dimenticare tante altre parti del mondo) è in atto una guerra di alcuni cristiani contro altri cristiani, una guerra fratricida, ciò avviene perché Gesù è stato tradito e perché ancora una volta il disegno di Dio, di ridare un volto buono alle creature uscite dalle sue mani grazie a Gesù, ha subito uno scacco. E non solo per la guerra, ma anche per tanti altri conflitti e per tante ingiustizie piccole e grandi che si consumano non lontano da noi e in mezzo a noi.
Di fronte a tutto questo Dio non si rassegna; e nemmeno noi, qui stasera, vogliamo rassegnarci. Il Natale che ritorna ci annuncia che la decisione di Dio di nascere come uomo è irreversibile e che questa nostra disgraziata – per nostra colpa – umanità, non è stata abbandonata da Dio. Egli riconosce nel volto deturpato del malvagio e del traditore i tratti originari di quella creatura bella e buona che aveva voluto e che continua a volere. E dice che l’essere umano più spregevole può ritrovare il proprio vero volto in Gesù e grazie a Gesù.
Nel Natale non è in gioco solo una festa religiosa più o meno evocativa e toccante, ma la nostra stessa umanità, il destino che l’aspetta, il risveglio delle nostre responsabilità. In Gesù che nasce Dio ci dice che ce la sta mettendo tutta per ridarci una nuova possibilità; sta a noi raccogliere questa nuova offerta di vita. Non dimentichiamolo mentre facciamo festa.