Saluto al convegno per la pace (23/01/2021, Latina, online)

23-01-2021

SALUTO

Convegno per la pace

23 gennaio 2021

+ Mariano Crociata

Di questo convegno annuale continuo ad apprezzare il suo essere frutto della collaborazione di diversi uffici pastorali e realtà ecclesiali. Già questo è un “segno di pace”, se così posso dire, perché già nel metodo e nello stile costruisce intesa, condivisione, cooperazione. Ringrazio quanti hanno contribuito alla progettazione di questo convegno e quanti oggi interverranno. Un saluto cordiale e sentito a quanti vi parteciperanno.

Il tema scelto esprime sensibilità spirituale ed ecclesiale nel cogliere il punto cruciale del tempo che stiamo vivendo, per aiutare a interpretarlo e a farsene carico con senso di fede e responsabilità umana. Non credo che abbiamo cognizione esatta di quanto sta avvenendo in questi lunghi mesi di pandemia. Ne intuiamo i processi maggiori e ne prevediamo gli effetti più devastanti. Tra di essi sono da annoverare senza dubbio l’impoverimento generalizzato che non solo rende fragile il tessuto sociale ma vede diventare drammatica la condizione dei più deboli e dei più poveri. Leggere la situazione e cominciare a orientare il futuro è un compito che ad ogni livello deve essere abbracciato con coraggio e generosità.

Vorrei aggiungere un auspicio che nasce dalla considerazione del dramma odierno guardato e vissuto da credenti, da una comunità ecclesiale quale noi siamo e vogliamo essere. Una riduzione cognitiva che non dobbiamo consentire a noi stessi è quella che separa i livelli della realtà e le dimensioni della conoscenza. L’azione caritativa non è laterale o esterna rispetto all’esperienza credente e la povertà materiale non è separata dalla miseria psicologica, morale e spirituale che circolarmente la genera e da cui è generata. Questa consapevolezza è importante per affrontare con efficacia il problema che trattiamo e per comprenderlo in maniera rispettosa della sua effettiva consistenza umana e sociale ed espressiva della nostra coscienza credente. La stessa pratica medica ha appreso ancora una volta da questa pandemia che mentre viene curato il corpo non può essere dimenticata l’anima e le manifestazioni e lo scambio degli affetti e dei sentimenti si intrecciano misteriosamente con l’azione dei farmaci e le altre misure sanitarie. Per non parlare della vicinanza espressamente religiosa, di cui alcuni nostri giovani preti stanno facendo una toccante esperienza. Del resto, per primo Gesù stesso ha guarito il paralitico mostrando nel segno taumaturgico che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare ma anche che ogni uomo ha bisogno dal liberazione di peccato come di guarigione, tanto di salute quanto di salvezza, perché salute e salvezza sono le due facce della stessa realtà, i due volti di un unico e inseparabile benessere come essere-bene oltre il semplice stare bene.

Io vi ringrazio per il contributo che date alla riflessione e all’impegno della nostra comunità diocesana a crescere nella fede, nella speranza e nella carità. L’augurio è che, insieme alla riuscita di questo convegno, si sviluppi una coscienza ancora più avvertita e un impegno operoso corrispondente da parte degli uffici, nelle comunità ecclesiali tutte, parrocchiali e non, e nel tessuto sociale della nostra diocesi.

Buon lavoro!

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