OMELIA
Festa della Natività di Maria SS.ma
Terracina, Santuario della Delibera, 8 settembre 2020
✠ Mariano Crociata
La genealogia secondo Matteo, insieme alla narrazione del concepimento di Gesù, in questa festa della Natività di Maria, ci impone una riflessione di grande e, anzi, urgente attualità. Vediamo intrecciarsi disegno di Dio e storia umana. Abituati a pensare in termini alternativi e miracolistici, forse siamo portati a ritenere che quando Dio agisce, l’uomo fa da spettatore, sta a guardare; oppure, al contrario, quando l’uomo ha l’iniziativa, allora Dio non c’entra. E invece tra iniziativa di Dio e azione umana c’è un intreccio tanto più fecondo ed efficace quanto più la creatura umana si rende disponibile alla chiamata di Dio e alla collaborazione alla sua opera.
Ciò che possiamo osservare è che la storia della genealogia e quella del concepimento e della nascita di Gesù è effettivamente storia umana, anzi la storia umana nella sua dimensione più fondamentale e decisiva, e cioè il passaggio generazionale, la trasmissione della vita da una generazione all’altra. È dentro questa storia generazionale che Dio agisce e interviene. Più esattamente, bisogna dire che Dio pone i suoi inizi di salvezza dentro la trasmissione ordinaria delle generazioni. Senza la trasmissione delle generazioni non ci può essere inserimento di una scintilla di salvezza.
È interessante notare, nella genealogia di Matteo, due indicazioni: la serie dei nomi «fino alla deportazione in Babilonia», e poi la serie successiva «dopo la deportazione in Babilonia». Ascoltate che cosa scrive il profeta Geremia ai deportati in Babilonia: «Costruite case e abitatele, piantate orti e mangiatene i frutti; prendete moglie e mettete al mondo figli e figlie, scegliete mogli per i figli e maritate le figlie, e costoro abbiano figlie e figli. Lì moltiplicatevi e non diminuite» (Ger 29,5-6). È dentro la storia della vita che si innesca un nuovo inizio di salvezza, conformemente al disegno originario del Creatore: «siate fecondi e moltiplicatevi» (Gen 1,28); là dove la trasmissione della vita si interrompe, là si arresta anche la possibilità di salvezza. La venuta al mondo del Figlio di Dio, la sua incarnazione, è una iniziativa di Dio, ma essa si compie dentro la complessa vicenda che attraversa e sta al termine della storia delle generazioni che hanno plasmato il popolo di Israele, si compie dentro le scelte e le vicissitudini di Maria e di Giuseppe, soprattutto si compie grazie alla venuta al mondo di una creatura come Maria di Nazaret.
Essa è un motivo di gioia e di speranza per noi. Dobbiamo guardare a lei e alla sua storia per riacquistare fiducia in Dio e ravvivare la speranza di un futuro sempre nuovo, rispetto a un presente offuscato da tante preoccupazioni. Sono importanti, perciò, tutte le decisioni che assumiamo per decidere al meglio della nostra vita e della nostra convivenza. E in questo riscontriamo decisioni di grande o di piccola importanza, ma tutte sempre cariche di conseguenze; per questo su tutte dobbiamo porre coscienziosamente la nostra responsabile attenzione.
C’è un genere di decisioni che nella nostra società si fatica sempre di più a prendere. Perfino tra i Paesi europei, che sono notoriamente tra i più avari nel mettere al mondo figli, l’Italia ha il triste primato di essere una nazione a un livello di natalità tra i più bassi in assoluto. Le questioni sono evidentemente complesse, ma la situazione non ammette giustificazioni assolutorie. Una società nella quale gli anziani e i morti sono di più dei nuovi nati, è una società destinata all’estinzione, se non interviene un’inversione di rotta. E non possiamo nemmeno illuderci che questo riguardi altri in futuro, perché presto toccherà a noi di questa generazione, facilmente già destinata a finire in solitudine. Che nuovi inizi si possono sperare in tale situazione? Da dove può giungere la salvezza senza apertura alla vita e al futuro? Come può Dio intervenire là dove c’è chiusura in se stessi al punto da interrompere e far morire la voglia di vita e la speranza di futuro?
E accanto a questa, l’altra domanda legata a filo doppio ad essa, e che riguarda l’educazione: che bambini, ragazzi e giovani stiamo crescendo? Notizie come quelle di questi giorni, che dicono di un branco di giovinastri che ha massacrato con inaudita violenza un ragazzino inerme intervenuto per difendere un amico dall’aggressione, gettano nello sconforto sulla generazione che sta crescendo. Giustamente un scrittore oggi ha scritto su un quotidiano: «Come è stato possibile allevare questi animali umani? Quali scuole hanno frequentato? Dove sono cresciuti? Finché ci saranno tipi come loro, avremo sempre perso tutti, è ovvio. Significa che qualcosa nel nostro sistema sociale, diciamo così, non funziona» (E. Affinati, su Avvenire).
Forse siamo venuti qui con l’idea di trascorrere un momento di tranquilla devozione. In realtà la Parola di Dio ci interpella e ci inquieta, se l’ascoltiamo con attenzione. La Natività di Maria ci parla di un bisogno di rinascita che portiamo dentro e che condividiamo in tanti nella società di oggi. Maria ci invita ad assecondare tale bisogno, recuperando attenzione e dedizione ai fondamentali della vita e della società, nei quali il Signore stesso vuole intervenire e agire. Se non c’è, però, disponibilità e apertura alla vita e all’opera educativa, non si lascia nemmeno spazio per nuovi inizi e per promesse di salvezza.