Omelia per i funerali della vedova Caianiello (29/08/2020, Chiesa di S. Rita, Latina)

29-08-2020

OMELIA

Funerali di Rosa Fabozio, vedova Caianiello

Latina, S. Rita, 29 agosto 2020

Mariano Crociata

Insieme al dolore per la perdita che colpisce familiari e parenti della signora Rosa, non credo di sbagliare se vedo farsi spazio, in questo momento, un sentimento di serena gratitudine in quanti l’hanno amata e conosciuta. Siamo alla presenza del Signore e, ormai giunta all’altezza della morte, quella della nostra sorella Rosa si mostra come una lunga vita segnata da instancabile laboriosità, da dedizione senza riserve alla famiglia, da profondo senso di fede e di preghiera coltivato anche in una assidua partecipazione alla vita della parrocchia. Chi più da vicino ha potuto conoscerla, potrebbe metterne in luce le doti e le qualità; chi invece non ne ha avuto l’opportunità, può senza difficoltà intuirne indirettamente il profilo considerando i frutti della sua fatica e della sua donazione, nei figli, nello stile delle relazioni, nella testimonianza di preghiera, nel servizio in famiglia e nella comunità ecclesiale che lascia dietro di sé.

Attraversiamo tempi nei quali certi modelli familiari e sociali e certi stili di vita sembrano già cose d’altri tempi, lontani da ogni possibilità di essere ripresi e ripresentati. Eppure sono convinto che, al di là dell’immagine di inesorabile stravolgimento dell’ordine della convivenza a cui assistiamo, figure come quelle della signora Rosa – non ultimo con il suo incancellabile attaccamento allo sposo e la pena per la sua perdita, dopo la scomparsa di un po’ di anni fa – esercitano una influenza misteriosa – e sarebbe meglio dire spirituale – che non tocca solo la cerchia del suo mondo di vita, a cominciare dai nipoti, ma va oltre in forza di quell’alone creato dai valori nei quali ha creduto e che ha incarnato per tutta la sua vita con immutata fedeltà, sincero affetto, materna premura, fiducia in Dio oltre ogni ostacolo. La nostra vicenda umana è visitata da storie come questa e il Signore se ne serve, non per portare indietro l’orologio della storia, ma per fecondarne i solchi di oggi e di domani con una sensibilità morale e spirituale che porterà frutti in forme forse inedite ma non meno autentiche di quelle che il passato ci consegna.

Gratitudine, dunque, insieme alla fede nella vita eterna. Per noi la vita eterna non è l’al di là che le scienze delle religioni passano in rassegna per riferire le varie rappresentazioni che esse riescono a darsene; per noi la vita eterna non è un tempo o una condizione, ma una relazione con Dio, Gesù, Maria, i santi: una relazione viva che, come tale, ha inizio qui, nella forma della fede. La nostra sorella Rosa ha vissuto la comunione con Dio in Gesù ogni giorno della sua esistenza di credente, tutta intessuta di preghiera e di presenza divina, quella stessa presenza alla quale ora accede con una pienezza non immaginabile, ma anche con una continuità consolante per quei segni anticipatori della pienezza che l’esperienza cristiana ha disseminato nel corso della sua vita di fede, di speranza, di amore. Infatti ciò che noi qui crediamo, speriamo e amiamo è la stessa realtà che conseguiremo alla fine, ma con una totalità che fin da ora riscalda il cuore se soltanto ci soffermiamo un po’ a contemplarla, sapendo che se non avremo più bisogno di credere e sperare perché saremo immersi nella realtà attesa e agognata, certamente l’amore che abbiamo nutrito e che ci ha nutrito colmerà la nostra eternità in una misura inimmaginabile a confronto con la bellezza esaltante che esso pure ci ha fatto assaporare a tratti nel tempo della nostra vita terrena.

Questo ci ha conquistato e donato la risurrezione di Gesù. Perciò raccogliamo l’invito dell’apostolo a non scoraggiarci di fronte alle difficoltà, perché affrontate con fede viva esse ci rafforzano nel nostro cammino verso Dio. Egli assicura: «quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna». Teniamo viva questa fede. Nulla della nostra vita e della nostra persona andrà perduto (gioie e dolori, affetti e lavoro, legami e progetti, fatiche e speranze), ma tutto sarà trasformato e ridonato in forma splendida dalla potenza della risurrezione di Cristo.

Ce lo conferma la parola di Gesù stesso: sono disceso dal cielo perché è volontà del Padre che non perda nessuno di quanti egli mi ha affidato. Noi siamo affidati a Gesù e Dio Padre non vede l’ora di accoglierci nel regno del suo amore. Viviamo sostenuti da questa certezza, la stessa certezza nella quale è vissuta la nostra sorella Rosa, che ora, pieni di confidenza in dio, offriamo al suo amore e alla sua misericordia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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2Cor 5,1.6-10

Gv 6,37-40

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