OMELIA
Domenica 23 agosto 2020, XXI TO A
Parrocchia Ss. Damiano e Cosma, Terracina
+ Mariano Crociata
La domanda di Gesù ai discepoli: “Ma voi, chi dite che io sia?” è sempre attuale. È una domanda contemporanea, rivolta a noi. Dovremmo anzi renderla più diretta e più vera, cioè personale: “Ma tu, chi dici che io sia?”. Essa non nasce dalla semplice curiosità di Gesù, non è una sorta di sondaggio: Gesù è uno che non sa che farsene dei sondaggi, è disposto a morire solo, abbandonato da tutti. Dunque, non è interessato a se stesso. Non è nemmeno una specie di interrogazione di metà corso, in attesa dell’esame finale. Non è una domanda di catechismo, perché le risposte del catechismo non servono a molto se non esprimono anche altro, e molto altro.
Ciò che Gesù vuole ottenere è che i discepoli si interroghino, che noi ci interroghiamo, ci lasciamo provocare e mettere in questione, che veniamo fuori, che mettiamo fuori ciò che portiamo dentro. La domanda è per me: che cosa rappresenta Gesù per me, per la mia persona, per la mia vita? Voi penserete che essendo io vescovo, è tutto chiaro e risolto, il pacchetto è completo, è il mio mestiere. E invece non è così. Quella che Gesù lancia è una sfida quotidiana, non per verificare il grado di conoscenza e la correttezza delle informazioni, ma per capire a che punto stai, dove stai andando, cosa stai combinando con la tua vita, che cosa ne stai facendo, che cosa conta veramente per te.
È interessante il passaggio da “che cosa dice la gente” a “che cosa dite voi”. Oggi è particolarmente facile adagiarsi sul “si dice”, su ciò che la maggioranza pensa e dice; siamo nella società delle opinioni fluttuanti e della autorappresentazione: ciò che conta non è che persona uno veramente sia, ma l’immagine che sa proiettare di sé, l’effetto che fa. Dove è la nostra verità? Chi sei veramente, quando rimani solo a confrontarti con te stesso, con le tue speranze e le tue angosce, i tuoi progetti e le tue paure, i tuoi propositi e le tue fatiche? Molti forse evitano perfino di farlo, cercano di evadere, ma arriva sempre il momento della verità, quando qualcuno ti mette di fronte a te stesso e ti costringe a venire fuori per quello che sei, con la tua faccia e l’identità che hai voluto abbracciare e fare tua.
C’è un aspetto ancora che la domanda contiene: Gesù lancia un amo, cerca un aggancio, cerca una relazione vera, dice ai discepoli: io vi voglio bene, sarò sempre con voi e dalla vostra parte; se volete trovare e ritrovare voi stessi, non perdervi, rimanete con me, state nella mia amicizia, perché la mia è la presenza e l’amicizia di Dio. È questo che vuole dire in fondo, quando pronuncia le parole: “ciò che legherete… sarà legato… ciò che scioglierete… sarà sciolto”. Una relazione vera con Gesù ha una risonanza e una efficacia soprannaturale ed eterna; se siamo in relazione con Gesù, Dio entra nella nostra vita e la nostra vita entra in lui, anche per le cose più semplici: ci leghiamo a Dio perché lui si è legato a noi per l’eternità, grazie a Gesù. Viviamo in fondo di relazioni e di affetti, di scelte di bene e di amore dato e ricevuto: vivere tutto questo in Gesù e con Gesù conferisce a ogni momento della nostra esistenza un sapore e un valore di eternità.