Omelia S. Messa in suffragio del clero pontino defunto (08/11/2019 – Chiesa del Sacro Cuore)

08-11-2019
OMELIA

Celebrazione in suffragio dei vescovi, presbiteri e diaconi defunti

Latina, parrocchia S. Cuore, 8 novembre 2019

Rm 15,14-21; Lc 16,1-8

+ Mariano Crociata

Volge verso la conclusione la lettura liturgica continua della lettera di san Paolo ai Romani e torna in evidenza il tema del ministero, di quel ministero che Paolo sente singolarmente suo, e cioè l’annuncio del Vangelo ai pagani, a chi non ha mai sentito parlare di Gesù e non appartiene al popolo eletto. Già questa semplice circostanza tocca il nostro ministero, anch’esso segnato in qualche modo da una sua unicità e dalla spinta a superare confini e schemi di sorta per condurre a Gesù il maggior numero possibile di persone, nella certezza di farle incontrare con Colui che è il bene supremo per le loro persone e per la loro vita. Dovremmo riscoprire, nella condivisione dell’unico ministero, l’originalità personale della chiamata di ciascuno: che cosa il Signore mi ha chiesto donandomi la vocazione, che cosa di mio sono chiamato a dare, qual è il modo inconfondibilmente mio di comunicare il Vangelo e a chi in particolare sono stato mandato? Non si tratta, evidentemente di alimentare esibizionismi, capricci o frenesia di visibilità, ma di cogliere, nell’intima confidenza con lo Spirito e nella preghiera, quella luce interiore, quella forza da cui scaturisce il desiderio ardente di donare il Signore e di farlo con tutta la propria vita.

Il segno di conferma della validità della sua chiamata e dell’efficacia del suo ministero san Paolo lo trova nel risultato che egli si propone di raggiungere: «perché le genti divengano un’offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo». Ecco indicato, in tal modo, il senso anche del nostro ministero: aiutare le persone a credere nella grazia dello Spirito Santo e a venirne santificate perché la loro vita intera, certo insieme alla nostra, diventi un’offerta gradita a Dio. E i credenti diventano offerta santa e gradita a Dio con tutta la loro vita quando sono presentati e uniti nell’unico perfetto sacrificio del Cristo, l’offerta per eccellenza che sola può salire gradita al Padre, come celebriamo e viviamo nell’Eucaristia. Qui troviamo dunque l’anima del nostro ministero.

Il Vangelo ci permette di porre in luce un altro aspetto, in particolare, del legame del nostro ministero con i destinatari di esso, i nostri fedeli. Qui i fedeli sono presentati nel ruolo di quelli che sono in una relazione peculiare con il Signore della Chiesa, poiché sono la sua proprietà affidata a noi come loro amministratori e servitori. Già questa prospettiva è di grande importanza, poiché ripropone un motivo in vario modo presente nella coscienza del Vangelo delle origini e della Chiesa nascente. Per tutte, valga l’espressione che troviamo nella prima lettera di Pietro: «pascete il gregge di Dio … non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge» (5,2-3). Nella parabola viene però sottolineato un aspetto singolare di questo rapporto, precisamente quando l’amministratore viene chiamato a rendere conto della sua amministrazione. Proprio in quel punto saranno coloro che abbiamo servito con il nostro ministero che potranno raccomandarci e presentarci accetti a Dio, mostrando di essere stati aiutati e favoriti da noi ad andare a Lui. Come amministratori abbiamo il compito di facilitare l’incontro con Dio dei nostri fedeli in particolare con la misericordia e il perdono, non solo mediante i sacramenti ma anche con la parola e con l’esempio, e con la vita tutta intera.

Oggi, come ogni anno, siamo qui riuniti per pregare per i nostri confratelli defunti, vescovi, presbiteri e diaconi. Invocando su di loro l’infinita misericordia di Dio, a Lui vogliamo ricordare la loro vita spesa perché tanti fratelli potessero incontrarsi con Lui, riceverne la grazia del perdono e prepararsi ad appartenergli definitivamente nella luce della sua gloria.

Il sacrificio eucaristico che ci apprestiamo ad offrire al Signore faccia di noi degli amministratori fedeli – e scaltri della scaltrezza del Vangelo, cioè dei figli della luce –, a beneficio dei nostri defunti e a favore dei fedeli a noi affidati, perché tutti diventiamo per Cristo al Padre «un’offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo».

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