Omelia Epifania del Signore 2018 (06/01/2018 – Concattedrale di Sezze)

09-01-2018

OMELIA

Epifania del Signore 2018

+ Mariano Crociata

 

Il Vangelo dell’Epifania invita a meditare sugli opposti atteggiamenti degli attori coinvolti: da un lato sacerdoti e scribi di Gerusalemme, e con essi anche Erode, dall’altro i magi venuti dall’Oriente. Sono figure di una narrazione consumatasi duemila anni fa, ma sono anche prototipi e modelli di atteggiamenti sempre attuali nella storia della fede.

Siamo invitati a rispecchiarci in essi, per scoprire che anche noi possiamo ridurci come scribi e sacerdoti dell’epoca, informati e documentati sulla storia e la sapienza religiosa ma senza che la sua conoscenza diventi vita, mobiliti la ricerca e il desiderio del Messia che pure, era risaputo, doveva arrivare; chiusi in una conoscenza inerte senza più attesa di ciò che essa contiene, e perciò indifferenti alla ricerca del Messia da parte di chi arriva da lontano. Ormai quel che sanno di religioso serve solo a legittimare un sistema di vita autosufficiente che, piuttosto, teme scossoni e cambiamenti che potrebbero turbare l’equilibrio raggiunto: un sapere religioso mummificato che non ha più molto a che fare con una vita reale che si lascia regolare da altro.

Anche noi siamo venuti da lontano, siamo stati pagani, nonostante i duemila anni di cristianesimo, e la nostra fede è vera e vale finché riusciamo a farne oggetto di costante attenzione (la stella) e di instancabile ricerca (il bambino). La ricerca rimane una condizione essenziale per credere in Gesù: farla diventare un possesso acquisito rischia di farci fare la fine degli scribi e dei sacerdoti di Gerusalemme, se non di Erode, generando indifferenza e ostilità. Non bisogna mai stancarsi di cercare il Signore e non arrivare a sentirsi imperturbabili detentori di una fede e di una salvezza inalienabili. Cercare, poi, significa scrutare il cielo, cioè la conoscenza e l’esperienza umana, e la Scrittura, ovvero anche la storia e la vita, e la parola di Dio, facendo in qualche modo come Maria, che custodiva tutto ciò che le accadeva meditandolo nel suo cuore.

C’è un’altra conseguenza da trarre: anche coloro che consideriamo lontani, pagani, di altra religione e cultura, sono attirati da Gesù, sentono oscuramente il suo richiamo e il suo fascino, come i magi; portano con sé ricchezze che troveranno la loro pienezza nell’incontro con lui, ma che sono già tali per i valori che posseggono. Non possiamo chiuderci perciò nelle nostre prerogative esclusive e autoreferenziali, nel vanto falsamente appagante delle nostre tradizioni. Dobbiamo imparare a riconoscere i valori che si incontrano in chiunque (a volte per effetto di una disseminazione cristiana di cui si è persa l’origine), e perciò disporci a lasciarci contaminare dal bene che incontriamo ovunque, senza rinunciare a trasmettere il nostro, perché solo allora, non solo per noi, il bene e la gioia saranno pieni. 

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