OMELIA
Virgo fidelis, patrona dei Carabinieri
Lunedì 21 novembre 2016 (Zc 2,14-17; Mt 12,46-50)
+ Mariano Crociata
La celebrazione della Virgo fidelis, patrona dell’Arma dei Carabinieri, quest’anno ricorre in circostanze che meritano una menzione anche in questo contesto. L’iniziativa della magistratura, infatti, tramite l’Arma, come pure ad opera di altri organi di pubblica sicurezza, ha permesso alla cittadinanza di essere raggiunta da un segnale e da un monito: il segnale di una presenza efficiente dello stato nell’assicurare la tutela della legalità e il monito a quanti si pongono fuori dal perimetro della legge perché pensino attentamente alle conseguenze del loro agire.
Ho voluto citare subito questa circostanza perché la nostra è una celebrazione per presentare al Signore, tramite l’intercessione di Maria, i carabinieri che sono caduti nell’adempimento del loro dovere e per ringraziarlo per il bene ricevuto e dato nel servizio svolto quest’anno. Quanto compiuto in questi giorni è un esempio rilevante di tale servizio, che sempre va realizzato nello spirito della fedeltà che Maria SS.ma per prima ha dimostrato e insegnato con la sua vita. Il ringraziamento, pertanto, si fa anche invocazione affinché quanto è stato operato dagli organi dello stato porti rinnovamento nello stile di vita e di lavoro della nostra città, fiducia nei rapporti sociali e nelle istituzioni, volontà coraggiosa in tutti per accrescere il senso civico e ogni onesta laboriosità.
La fedeltà di Maria ha una caratteristica che la prima lettura mette bene in evidenza: la fiducia e l’abbandono confidente in Dio che diventa fonte di gioia. La sua fedeltà è la risposta alla certezza di essere stata scelta e di essere infinitamente amata: e in risposta a Dio, dal quale riceve tutto, non può che dare tutta se stessa. Non è l’allettamento di un compenso o di un premio o, all’opposto, il timore di qualcosa, a renderla fedele, ma la relazione di fede e di amore che la unisce indissolubilmente a Dio.
Qualcosa di simile vale per noi: a spingerci deve essere quella coerenza con la propria retta coscienza, con il suo senso del bene e del dovere conseguente, che dà slancio alla volontà di rimanere saldi nella determinazione abbracciata e nella promessa fatta. Ma perché questo avvenga è necessario qualcosa di più di un senso rigoroso delle regole. Ci vuole un ideale, una fede, da cui scaturisce un senso del bene che si preoccupa, sì, di osservare diligentemente le norme ma senza accontentarsi di esse, perché non si stanca di cercare un bene più grande, il bene di una relazione con Dio da cui tutto scaturisce e con gli altri con cui tutto condividiamo.
In tal senso la pagina evangelica invita a fare un salto di qualità verso il bene più grande che è la persona voluta non in funzione del mio bisogno egoistico, ma per se stessa. Questo vuol dire cercare il Regno di Dio prima di ogni altra cosa, perché il resto sarà dato in abbondanza. Gesù dichiara, in presenza di familiari e parenti, che la sua famiglia ora è quella dei suoi discepoli, perché con essi condivide non qualche interesse di gruppo o qualche obiettivo di successo, quanto piuttosto il primato del Regno di Dio, in altre parole Dio stesso, la sua vicinanza e la sua volontà di salvezza. Il centro di tutti i pensieri e degli affetti di Gesù è Dio e il suo riconoscimento come unico Signore della vita e della storia. Coloro che fanno propri la stessa fede, gli stessi pensieri e sentimenti formano la sua vera famiglia. Così facendo, Gesù non intende escludere la madre, Maria, da questa nuova famiglia, e questo perché anche lei appartiene a Dio e al suo Regno con tutto il suo essere e con una fedeltà a tutta prova. Dovremmo imparare anche noi credenti a pensare e vivere così: a elevare le persone e le cose che ci stanno più a cuore per metterle veramente al sicuro, ad amare le persone e le cose per il loro valore, e non per qualche meschino interesse o per vile calcolo. Quel valore che solo Dio conosce e di cui ci rende partecipi grazie alla fede in lui.
Chiediamo alla Vergine Maria di insegnarci l’arte della fedeltà: a Dio per mezzo di una solida fede in lui, a noi stessi e alla nostra coscienza per il senso della nostra identità e dignità, agli altri e alle loro attese di servizio e di bene per il comune destino di vita che condividiamo.