Domenica XII TO B
(Zc 12,10-11; 13,1; Gal 3,26-29; Lc 9,18-24)
Conferimento dei ministeri dei lettori e degli accoliti
Latina, parrocchia S. Cuore
Sabato, 18 giugno 2016
+Mariano Crociata
Con la celebrazione di oggi la nostra diocesi si arricchisce della presenza di quattro nuovi ministri laici, due lettori e due accoliti. Essi ricevono i rispettivi ministeri come parte integrante del loro cammino verso il diaconato permanente. In tal modo richiamano la nostra attenzione sulla presenza di un numero significativo di diaconi permanenti che svolgono il loro servizio in diverse comunità parrocchiali e in alcuni settori della vita diocesana. Così facendo, invitano tutti i fedeli a prendere coscienza del fatto che la Chiesa ha bisogno di questi ministri ordinati per essere se stessa e svolgere la sua missione.
Ma la nostra attenzione oggi deve essere portata soprattutto sui ministeri laicali che vengono conferiti. Se ne coglie l’utilità e la presenza immediatamente nella liturgia, precisamente attraverso la loro proclamazione delle pagine della Sacra Scrittura e attraverso il loro servizio all’altare in particolare nella celebrazione eucaristica. Questo loro servizio racchiude tuttavia un significato che va oltre il momento strettamente rituale.
Se guardiamo al lettore, infatti, notiamo come egli abbia il compito, nelle sedi e nei momenti opportuni, non solo di leggere ma anche di spiegare la Sacra Scrittura per coltivare l’ascolto della parola di Dio in seno alla comunità cristiana e in tutte le sedi ove ciò si renda possibile e necessario; può quindi svolgere compiti di catechesi e in tutte quelle attività che servono e accrescono la conoscenza e l’accoglienza di quanto il Signore nella Chiesa vuole comunicare ai suoi fedeli.
L’accolito, a sua volta, serve all’altare e in modo speciale svolge il suo servizio per la celebrazione e il culto eucaristici, provvede alla distribuzione dell’Eucaristia non solo durante la celebrazione ma anche al di fuori di essa, portandola nelle loro case ai malati e a quanti sono impediti di prendere parte alla celebrazione della comunità. A partire da questo gesto egli è a servizio di relazioni improntate alla comunione fraterna dentro e fuori la comunità, a cui si unisce una premura particolare verso i poveri.
Lettori e accoliti dicono con la loro presenza e il loro servizio che la Chiesa vive della parola e dei sacramenti, in modo particolare dell’Eucaristia, e che all’una e agli altri tutti i credenti abbiamo bisogno sempre di ricorrere. Ma il loro servizio non si limita a questo, poiché essi hanno il compito di mostrare con la loro vita e il loro esempio, e quindi ricordare a tutti, che cosa significa in concreto e con i fatti ascoltare la parola e celebrare i sacramenti e l’Eucaristia. Questo perché, per così dire, la parte più importante dei nostri riti comincia quando essi finiscono. Questo vale per tutti, a cominciare da quelli che svolgono un servizio ufficiale nella liturgia, come il celebrante e i ministranti, che a vario titolo permettono alla celebrazione di essere adempiuta appropriatamente ed efficacemente. È fuori della chiesa, nella vita di tutti i giorni, che si vede se uno ha ascoltato veramente la parola e ha ricevuto e accolto la comunione anche eucaristica del Signore Gesù vivente e glorioso.
Questo in qualche modo ci aiuta a capire e ad assimilare anche la pagina di Vangelo di questa domenica. Gesù non sembra proprio impressionarsi della risposta giusta data da Pietro. Alla fine non è difficile imparare la risposta giusta. Noi siamo pieni di risposte giuste. Le sappiamo tutte, le risposte da dare. Ma, sembra dire Gesù, quando hai dato la risposta esatta, è allora che comincia la vera conoscenza di lui, perché deve cominciare la sequela di lui. Andare dietro a lui prendendo la propria croce e disposti a perdere la propria vita: questo significa essere discepoli di Gesù, essere veramente credenti, ascoltatori della parola in comunione eucaristica con il Signore e i fratelli, essere degnamente ministri, ordinati o laici che siamo.
Bisognerebbe riflettere attentamente su questa esigenza di fondo della vita e della fede cristiana. Provo a farlo servendomi dell’immagine ben nota che viene dalla prima lettura. «Guarderanno a me, colui che hanno trafitto». Il Nuovo Testamento riferisce questa immagine a Gesù inchiodato alla croce. Ascoltare la parola e fare Eucaristia dovrebbe significare sempre guardare a lui crocifisso. In realtà non riusciamo a fissare veramente lo sguardo su di lui, perché altrimenti dovremmo cominciare ad applicare a noi quella parola, a noi che, più che guardare a lui, vogliamo essere guardati e, quel che è peggio, per essere riconosciuti nella nostra importanza, nel nostro valore, nella nostra preminenza sugli altri. A volte perfino i ministeri, ordinati o laicali che siano, vengono utilizzati per mettersi in evidenza, per cercare una maggiore visibilità, una affermazione di superiorità sugli altri. Ma questo non è seguire Gesù, non è prendere la propria croce. La logica del mondo, e si direbbe ancor più del mondo di oggi, sembra essere quella di farsi avanti sgomitando, sacrificando persone e cose, schiacciandole persino – le persone – pur di “essere guardati”, di apparire i primi, di essere riconosciuti come uomini e donne riusciti, di successo. Ma questa non è la logica di Gesù, del Vangelo, del servizio che salva. Proprio così, il servizio che salva; quello di cui sempre la prima lettura dice: «In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità». Il nostro servizio nella sequela di Gesù può davvero diventare una sorgente di fraternità, di giustizia, di verità, di gioia e di vita nuova per quelli che ci incontrano.
Cari Walter e Vincenzo, Claudio e Fabio, vi auguro di essere tali ministri e credenti, come lo auguro e lo chiedo per me e per tutti i membri di questa eletta assemblea liturgica.