Saluto al convegno sulle nuove professioni del mare (07/03/2019 – Terracina)

07-03-2019

Scuola ed educazione al lavoro

Saluto al convegno sulle nuove professioni del mare

Terracina, 7 marzo 2019

+ Mariano Crociata

Ho piacere di portare il mio saluto a questo convegno sulle nuove professioni del mare promosso dall’Istituto Filosi che ci ospita e da diversi altri soggetti istituzionali e del terzo settore. Ringrazio dell’invito e saluto i promotori dell’iniziativa, le autorità presenti e in modo particolare studenti e docenti.

A giustificare la mia presenza è innanzitutto la possibilità di rendere testimonianza dell’attenzione che anche la nostra Chiesa locale riserva al mondo del lavoro e alle difficoltà che esso attraversa da alcuni anni a questa parte. Non starò certo a richiamare attività da noi intraprese o in corso; desidero piuttosto esprimere apprezzamento per la scelta di guardare a una delle risorse principali del territorio, anche dal punto di vista economico, quale è il mare di Terracina, con lo scopo di lanciare uno sguardo sulle potenzialità che esso racchiude e sulle condizioni della sua valorizzazione.

Il mio contributo è quasi obbligato, perché non può fare a meno di sottolineare come la scelta della sede e dello stesso istituto Filosi di promuovere questo convegno, in occasione della apertura di un nuovo percorso formativo, sia essa stessa un messaggio, precisamente sul rapporto tra scuola e lavoro. Ormai si parla da tempo di questo rapporto, anche per i diversi sviluppi che esso ha avuto a cominciare dalla ben nota alternanza scuola-lavoro. Tale rapporto è indubbiamente decisivo e rappresenta una conquista rispetto a un passato in cui la distanza tra scuola e società, prima che tra scuola e lavoro, era ben più marcata. Si dia merito dunque a tale passo in avanti.

Non per il gusto di andare controcorrente, mi sembra doveroso tuttavia puntualizzare qualche aspetto della questione lavoro e scuola. Innanzitutto, riconoscendo il valore di tale recuperato rapporto, rimango della convinzione che il primo compito della scuola è aiutare la persona a crescere nella sua interezza, a diventare adulta, ad andare verso la maturità umana.

A tale scopo è necessario preparare alla vita considerandola in tutte le sue dimensioni. Tra di esse, la dimensione del lavoro presenta oggi prospettive insieme allettanti e drammatiche. A sviluppi entusiasmanti propiziati dalla digitalizzazione e dalla robotizzazione – per non parlare dell’intelligenza artificiale –, si affianca lo spettro della disoccupazione e dei fenomeni ad essa collegati, come la sotto-occupazione e le varie forme di sfruttamento dei lavoratori. Per questo, insieme all’informazione e all’aggiornamento, c’è bisogno di infondere e coltivare fiducia e speranza. Credo che i giovani di oggi – come tutti noi del resto – abbiano bisogno dell’uno almeno quanto dell’altro.

Competenza e coraggio devono stare insieme, perché insieme forniscono la necessaria formazione al lavoro e alla vita, e come tali fanno la qualità della persona e del lavoratore. La questione del lavoro non è solo questione di quantità – occupazione e stipendio – ma non meno anche di qualità. Sono convinto che non c’è crescita, in tanti casi, perché il tutto viene ridotto solo a una questione di risorse materiali. La forza dell’inventiva e il coraggio dell’impresa sanno trovare risorse anche economiche; le risorse economiche senza inventiva e coraggio, fanno presto ad essere dilapidate senza realizzare nulla di significativo e duraturo.

Se perciò dobbiamo davvero parlare di etica del lavoro, essa deve consistere innanzitutto nella volontà e nello spirito di iniziativa, nella capacità di adattamento e nella ricerca instancabile di un impegno. Il nemico più grande del lavoro è l’aspirazione a trovare uno stipendio senza dover faticare troppo. E un nemico ancora peggiore è quello di rassegnarsi a non cercarlo, un lavoro, e il degradarsi nella inedia e nella evasione, di qualunque tipo essa sia. Qui torna opportuno il severo richiamo di san Paolo, il quale scrive ai Tessalonicesi dicendo: «chi non vuole lavorare, neppure mangi» (1Ts 3,10).

È consolante, al contrario, vedere quanti giovani riescono a trovare o realizzare lavori nei quali mettono passione e ingegno, ottenendo risultati davvero ammirevoli. Gli esempi di eccellenza saranno pochi, ma solo un impegno serio e la voglia di mettersi in gioco e di spendersi al meglio per realizzare qualcosa di buono per sé e per gli altri, solo questo rende bella la vita e le conferisce il gusto di andare avanti e la volontà di costruire una società migliore.

Non intendo certo sottacere le responsabilità delle istituzioni, di chi governa e amministra la cosa pubblica, di imprenditori e sindacati, di organismi del terzo settore e associazioni della società civile. Tale richiamo però rischia di risultare anonimo se non ci si ferma a considerare la persona. Dentro le istituzioni e gli organismi ci sono persone, e sono le persone che fanno scelte, prendono decisioni, sbrigano una pratica o la lasciano marcire in un cassetto. Quando parliamo di lavoro, parliamo anche di questo. È la persona a fare la differenza, anche se con pena constatiamo che è difficile lottare da soli quando interi ambienti si sono consolidati in un andazzo che assomiglia più alle sabbie mobili che a una strada sulla quale andare spediti.

Auspico davvero che iniziative come questa restituiscano speranza e coraggio a quelli che lavorano e ai giovani che si preparano e guardano con trepidazione al lavoro che deve venire, ma non si sa se e quando verrà.

Intanto una cosa rimane vera, che l’incontro di oggi comunque trasmette: formarsi seriamente e studiare con impegno, per plasmare la propria personalità e acquisire le competenze necessarie, è la cosa sicuramente migliore e più promettente che uno studente oggi possa fare. Se sei serio, preparato, competente, è possibile che trovi un lavoro e che lo possa svolgere con successo e soddisfazione della persona e della collettività; se non lo sei – serio, preparato, competente – allora potrai pure trovare lavoro, ma avrai più difficoltà a compierlo, correrai il rischio di sentirti frustrato e fallito, a meno di una fatica raddoppiata a recuperare malamente ciò che per molti versi è irrimediabilmente perduto.

Il convegno di oggi fornirà a molti strumenti di formazione e aprirà prospettive per un futuro in cui sperare. L’augurio è che soprattutto voi studenti sappiate approfittarne per crescere in competenza e lasciarvi accendere dal sacro fuoco del desiderio di fare della vostra vita un’opera riuscita.