Omelia Natale “Messa del giorno” (25/12/2016 – Concattedrale S. Cesareo, Terracina)

26-12-2016

OMELIA

Natale, Messa del giorno

Domenica 25 dicembre 2016 – Terracina, concattedrale di S. Cesareo

+ Mariano Crociata

 

Nel passaggio dalla celebrazione natalizia della notte a questa del giorno l’attenzione si sposta progressivamente dal bambino Gesù al mistero della sua persona. L’unico evento viene contemplato e vissuto da angolature diverse con l’unico intento di assimilarlo e lasciarsene compenetrare.

Il Natale rivela che il mistero della sua persona è il suo essere la Parola. Così la fede professa l’identità profonda del bambino Gesù. Egli è ultimamente la Parola: la Parola personale di Dio, nella quale Dio si esprime eternamente nel dialogo intimo delle persone divine. Dio è dialogo e ora ha deciso di coinvolgere nel suo intimo dialogo anche noi, sue umane creature.

Nella parola trova espressione compiuta la nostra umanità; la parola ci contraddistingue come esseri umani. Purtroppo sperimentiamo spesso che le parole possono essere usate non solo per rivelare ma anche per tradire, ingannare, strumentalizzare, piegare, ferire. Comunicare è vivere; inquinare la comunicazione è introdurre un veleno di morte nel tessuto sociale e nel dinamismo vitale della persona.

Il Figlio di Dio si fa uomo per restituirci la grazia della parola accolta e donata secondo verità e con amore. Per farci questa grazia egli non dice tanto parole; semplicemente si fa uomo, diventa carne. La Parola di Dio si materializza, si condensa nella nostra umanità, si impregna di noi e diventa concreta. In Gesù non parla solo la sua bocca quando dice parole di bene e di sapienza; tutto della sua persona parla di come è Dio e di come dovrebbe essere veramente la persona umana, per che cosa essa è stata fatta e come può trovare una vita felice.

In Gesù parla il suo sguardo, il suo dolore e le sue gioie, i suoi gesti e i suoi abbracci, il suo isolarsi per pregare e il suo fare festa in compagnia. Tutto ciò che fa, lascia trasparire la bellezza di Dio e la grandezza dell’uomo. Le sue parole sono come miele, un denso riversarsi in forma di parola della potenza divina che lo abita fin dentro la sua corporeità.

Egli ci indica una via percorrendola per primo. Se vogliamo recuperare la genuinità e la pregnanza delle nostre parole, della nostra incomprimibile espressività, dobbiamo ricominciare dalla verità dei nostri gesti e della nostra carne, delle nostre relazioni e della nostra dedizione. Abbiamo bisogno di gesti di amore, di servizio, di cortesia e di collaborazione, di aiuto reciproco e perfino di sacrificio l’uno per il bene dell’altro. Abbiamo bisogno di renderci fratelli e amici, attenti ai dolori e alle gioie gli uni degli altri, per alleviarci nelle fatiche e soccorrerci nello sforzo con cui vogliamo elevarci, tutto compiendo in umiltà e coraggio. Questo l’augurio per voi che siete qui e per quanti ci seguono in televisione. Buon Natale!