Concattedrali

Concattedrale di San Cesareo (Terracina)

La chiesa concattedrale di Terracina è stata edificata tra il V e il VI secolo, utilizzando ciò che restava di un antico tempio romano a cinque navate del foro cittadino. Più esattamente, il nuovo edificio fu ricavato inglobando l’antica cella del tempio maggiore della città, probabilmente dedicato a Roma e ad Augusto, come farebbe ritenere un’iscrizione romana e il fasto e la finezza dei rivestimenti marmorei.

Nei secoli la chiesa ha subito diversi interventi e restauri, tra cui uno particolarmente importante nell’XI secolo. A questo periodo risalgono il campanile in romanico-gotico e il portico antistante, per il quale furono adoperati fusti di colonna provenienti da antichi edifici romani, capitelli ionici e basi decorate con leoni; al termine del restauro, nel 1074, la cattedrale fu solennemente dedicata al martire San Cesareo, patrono della città.

Pochi anni più tardi, nel 1088, si tenne qui il conclave che elesse al soglio pontificio il francese Urbano II (1040 ca.-1099), al secolo Ottone di Lagery, beatificato da Leone XIII nel 1881.

Altri restauri seguirono nel XIII secolo e soprattutto nel XVIII secolo, quando la chiesa fu ridotta da cinque a tre navate con la costruzione di cappelle laterali, mentre il soffitto venne coperto a botte in sostituzione delle capriate romaniche. Da alcuni anni la chiesa è di nuovo in fase di restauro.

Di notevole interesse artistico e impatto visivo è il porticato che precede la chiesa, elevato su una gradinata di venticinque gradini e costituito da sei colonne di spoglio, interrotte al centro da un arco trionfale, che sorreggono un’antica trabeazione con decorazioni musive sul lato destro, opera di artisti normanni del XII secolo. Vi sono raffigurati un mostro alato, un’aquila, palme, cervi, volatili, tori ed altre figure. Sotto il portico è una vasca funeraria di epoca romana, mentre ai lati delle colonne sono scolpite coppie di animali accovacciati. Altri sette gradini conducono alle due entrate della chiesa, di cui quella principale è decorata con fregi marmorei di età augustea.

Ai lati del porticato si trova il campanile romanico, sollevato da terra e sorretto da quattro pilastri che insistono sul lato sinistro del porticato. Esso è impostato su arcate ogivali aperte e presenta quattro ordini di loggette cieche entro cui si aprono tre piani di bifore e uno di trifore.

L’interno del duomo è a tre navate suddivise da colonne di spoglio sempre di epoca romana, con cappelle laterali. Le due navate laterali terminano con absidi, mentre la navata centrale, anch’essa con abside fino al 1729, termina attualmente in un ambiente quadrangolare ove sono inseriti l’altare, sormontato da un baldacchino ligneo barocco sorretto da sei colonne antiche scanalate con capitelli corinzi, e il coro, anch’esso in legno di epoca settecentesca. Presbiterio e coro sono rialzati di circa un metro rispetto alle tre navate.

Di interesse artistico sono ancora la pavimentazione della navata centrale in stile cosmatesco (XII-XIII secolo); il pulpito medievale (prima metà del XIII secolo), sorretto da cinque colonne; la colonna tortile, utilizzata per sostenere il cero pasquale, anch’essa di epoca medievale (un’iscrizione marmorea riporta autore e data della colonna: Crudele, 31 ottobre 1245); gli affreschi settecenteschi del soffitto, del presbiterio e del coro, con la raffigurazione della gloria di San Cesareo ed episodi legati all’elezione di papa Urbano II.

 

Concattedrale di Santa Maria (Sezze)

La basilica concattedrale di Sezze sorge forse sul luogo in cui, tra il III e il IV secolo, esisteva una chiesa dedicata a San Luca evangelista, che la tradizione locale ricorda come l’evangelizzatore della città e il fondatore della prima comunità cristiana. L’attuale edificio fu costruito nel XIII secolo, con l’apporto di maestranze influenzate dal cantiere abbaziale di Fossanova, in sostituzione di una preesistente chiesa romanica, gravemente danneggiata da un incendio nel 1150. Una lapide nella chiesa ricorda la sua dedicazione avvenuta il 18 agosto 1364 ad opera del vescovo Giovanni da Sora.

Intorno alla metà del XVI secolo, a causa dello sviluppo demografico e dei mutati gusti architettonici, si provvide ad un radicale restauro dell’edificio: l’orientamento della chiesa venne addirittura invertito, nel senso che dove prima s’innalzavano le absidi vennero aperti i nuovi ingressi. Negli anni seguenti, sul nuovo altare maggiore fu collocato un baldacchino barocco in legno, eseguito ad imitazione di quello della basilica vaticana. Il rosone originario è stato ricollocato nella facciata posteriore della cattedrale, attuale parete di fondo dell’abside maggiore. Ultimi lavori furono eseguiti nel 1968-1972 a cura della sovrintendenza statale, con le provvidenze della Cassa per il Mezzogiorno.

Benedetto XIII (1724-1730) ha decorato l’antica cattedrale di Sezze del titolo di basilica minore, concessione rinnovata nel 1807 dal capitolo di San Giovanni in Laterano, mentre il re d’Italia Vittorio Emanuele III l’ha dichiarata monumento nazionale il 21 novembre 1940.

L’interno dell’edificio è a tre navate scandite da pilastri, con volta a vela nella navata centrale, e volte a crociera in quelle laterali. Importante monumento artistico è il summenzionato baldacchino ligneo, opera di un intagliatore abruzzese residente a Roma, del 1672. Dello stesso autore è l’imponente statua lignea di San Lidano abate, patrono della città, attualmente collocata in una nicchia nella parete di fondo dell’abside, realizzata alla fine del secolo XVIII.

Lungo le pareti dell’abside è stato sistemato il coro dei canonici: realizzato nel 1731 dall’intagliatore tedesco Enrico Breninch e purtroppo mutilato nel 1969 per far posto ad un organo “Fedeli” donato da papa Paolo VI, esso è stato restaurato e ricollocato al suo posto nel 2013.

Risale invece al 1734 la decorazione attuale dell’altare maggiore, edificato a ridosso del baldacchino e sovrapposto al sepolcro di San Lidano: venne realizzata a spese del Capitolo dei canonici, non senza un notevole contributo economico del cardinale Pietro Marcellino Corradini (Sezze 1658 – Roma 1743).

Una delle cappelle laterali – già dedicata alla Madonna degli orfani, raffigurata in un quadro del pittore Bencivegna del 1602 – è stata dedicata nel 1962 a San Carlo da Sezze, canonizzato da papa Giovanni XXIII nel 1959. Al suo interno, in una nicchia, sono conservati i resti del venerabile francescano fra’ Bonifacio da Sezze (1747-1799).

 

Concattedrale di Santa Maria (Priverno)

La chiesa concattedrale di Priverno fu costruita e consacrata da papa Lucio III nel 1183, in sostituzione di un precedente edificio di origine assai remota distrutto da un incendio nel 1159. L’edificio fu ristrutturato in periodo barocco con l’aggiunta delle cappelle laterali, e di nuovo restaurato tra il 1776 ed il 1780.

La facciata del duomo è preceduta da una scenografica scalinata composta da oltre trenta gradini, che da piazza Giovanni XXIII conduce ad un portico a tre arcate con pilastri rafforzati da contrafforti ed affiancati da colonne di stile corinzio. Ognuna delle colonne è sorretta da figure di animali stiliformi, che costituiscono un emblematico complesso di bestiario umano. Tra di essi si possono distinguere il cavallo, l’orso, il leone, il leopardo, la leonessa ed il bue. Altri animali sono scolpiti nei capitelli e negli archivolti delle arcate: un serpente, un’aquila e scene di caccia.

Nella parete sinistra del portico si trova la lapide che ricorda la consacrazione del 1183. In quella stessa lapide, nel fondo, si fa citazione del restauro del Settecento, che ha conferito alla cattedrale l’impianto attuale: barocco di scuola napoletana. Un’altra lapide – un tempo al di sotto del pulpito, attualmente sempre nel portico – ricorda la riconsacrazione ad opera di papa Sisto V.

L’interno della chiesa è a tre navate con transetto, abside e otto cappelle laterali (tra cui il battistero). Nelle cappelle sono conservate diverse opere d’arte, tra cui due opere lignee del XV e XVII secolo raffiguranti un Crocifisso, attribuito a Giuseppe Baccari, e una Deposizione di Cristo. Degni di rilievo sono ancora una raffigurazione del Battesimo di Cristo, del XV secolo; una tavola bizantina (restaurata nel Quattrocento dal Coleberti) raffigurante la Madonna di Mezzagosto, patrona della città; una Madonna con Bambino, parte di un polittico del XV secolo. 

Nella chiesa sono conservate, al di sopra dell’altare, reliquie di martiri locali e non, come pure alcuni resti mortali di San Tommaso d’Aquino, più precisamente il cranio del Santo e due piccole ampolle di grasso e sangue. Il celebre Dottore della Chiesa spirò infatti a Fossanova, nel territorio della città di Priverno, il 7 marzo 1274, e colà le sue spoglie furono conservate fino al 28 gennaio 1369, allorché vennero definitivamente traslate a Tolosa. Sotto l’altare si trova infine una scultura del Cristo morto, realizzata nel XVII secolo.