Omelia Veglia di Pasqua 2016 (26/03/2016 – Cattedrale Latina)

27-03-2016

OMELIA

Veglia di Pasqua

Latina, Cattedrale, 26 marzo 2016

+ Mariano Crociata

 

La Veglia pasquale che stiamo celebrando si sviluppa in quattro momenti, dopo l’ascolto della Parola avremo la liturgia del battesimo e poi quella dell’Eucaristia. All’inizio di tutto si pone la liturgia della luce: un momento suggestivo, che comincia al buio con l’accensione del fuoco e dal fuoco quella del cero pasquale, simbolo di Cristo risorto; poi via via di tutte le altre candele. Il canto dell’annunzio pasquale ha esaltato il dono della luce e il simbolo del cero, mettendo in parallelo la risurrezione con la creazione. Da quella luce comincia tutto e la risurrezione di Gesù è come una nuova creazione, un nuovo inizio assoluto. Lo stesso Dio che ha creato la luce dal suo fuoco eterno (e Gesù dice di essere venuto a portare il fuoco sulla terra, Lc 12,49), adesso la ridona perché, annientate le tenebre del peccato, possiamo vedere illuminata la strada della vita e il cammino da fare.

L’immagine della luce ci fa capire molto della nostra vita e della nostra condizione. La nostra vita è un po’ come nella notte, soprattutto quando ci impantaniamo in problemi più grandi di noi, per nostra colpa o per il concorso di varie circostanze. E anche la vita sociale e pubblica sembra tante volte brancolare nel buio. Non pensiamo soltanto al buio del terrorismo o a quello della crisi economica; anche attorno a noi le cose spesso non sono molto chiare, in questa fase della storia della nostra città e più in generale del nostro Paese.

La luce del Risorto è la risorsa che Dio mette nelle nostre mani per affrontare e contrastare le tenebre che ci coprono come una coltre impenetrabile.

Bisogna innanzitutto accettare che la sua luce abbia nell’immediato un chiarore flebile: che cos’è una candela o una lampada di fronte all’oscurità della notte? Sembra poco. Eppure basta a fare un passo dopo l’altro. È questa la natura della fede e della risurrezione: una forza delicata e nascosta, ma capace di sprigionare energie insospettabili se accolta con convinzione e adesione piena. Se ci affidiamo al Risorto, qualcosa succede – e qualcosa di decisivo – nella nostra vita e nei nostri rapporti. Ma bisogna fidarsi sul serio. Una preghiera in forma di poesia, scritta da John Henry Newman nel 1832, di ritorno dal suo viaggio in Sicilia, dice così: Conducimi tu, luce gentile, / conducimi nel buio che mi stringe, / la notte è scura la casa è lontana, / conducimi tu, luce gentile. / Tu guida i miei passi, luce gentile, / non chiedo di vedere assai lontano / mi basta un passo, solo il primo passo, / conducimi avanti, luce gentile.

Basta un passo, basta una scintilla, una fiammella. Gesù ci offre ancora una possibilità e ci invita: accendi la tua luce; che equivale a dire: ricomincia a credere, ritorna a sperare. Torniamo ad avere fiducia nel valore dei gesti più semplici e veri, compiuti non una volta tanto a scopo dimostrativo, ma abbracciati sempre, insistentemente, in tutte le circostanze. Allora si potrebbe dire: basta un sorriso, al posto di una brutta parola o di un gesto offensivo; basta fare bene il proprio lavoro e compiere il proprio dovere, anche umile e nascosto; basta resistere alla tentazione di approfittare di un’occasione di essere disonesti per un piccolo stupido vantaggio; basta dire di no a una richiesta o a una proposta ambigua o immorale; basta un piccolo sacrificio fatto per aiutare il proprio familiare, il compagno, il collega, il cliente o chiunque altro quando ha bisogno e ti chiede aiuto; basta un voto dato per il bene della città e non per il solo interesse privato proprio o di qualcun’altro; basta un gesto di rispetto anche verso una persona che non lo meriterebbe; basta un atto di generosità quando il prossimo in difficoltà ci interpella; basta non accodarsi e non accordarsi al coro delle lamentele qualunquistiche contro tutto e contro tutti; basta tacere pur di non dire male di qualcuno e, potendolo, mettere in luce il lato buono di una persona; e così via.

Sono piccole fiammelle, che in sé sembrano fioche, ma insieme cominciano a emanare una luce crescente. Se sistematicamente spegniamo tutte le candele accese che incontriamo o non ne accendiamo mai nessuna, magari con la scusa che tanto sono troppo piccole, il risultato sarà che il buio si farà sempre più fitto.

Gesù risorto vuole che i nostri cuori spesso rassegnati al peggio e disincantati si aprano alla luce della speranza. Lasciamo che la nostra candela non si spenga e cerchiamo piuttosto, dove possiamo, di accendere nuove luci.