Omelia per la Solennità dell’Assunzione di Maria (15/08/2020 – Chiesa di S. Maria Annunziata, Sabaudia)

15-08-2020

OMELIA

Solennità dell’Assunzione di Maria

S. Maria Annunziata, Sabaudia, 15 agosto 2020

+ Mariano Crociata

Anche quest’anno stiamo riuscendo a vivere un momento di festa comune, sia pure con tutte le precauzioni e le limitazioni inevitabili che le circostanze richiedono. Ma proprio queste circostanze, determinate dalle conseguenze della diffusione del virus che ancora insidia la nostra salute, possono suggerirci qualcosa che aiuta a capire la festa di oggi e a vivere meglio anche un tempo come questo.

A suggerirmi questa riflessione è la condizione che siamo stati costretti ad accettare per qualche tempo nei mesi scorsi, e cioè il confinamento in casa e l’isolamento dagli altri. Qualcuno si è adattato, ma tutti – chi più chi meno – abbiamo sofferto una sensazione di mancanza di libertà, di movimento, forse c’è stato anche chi ha sperimentato una qualche forma di claustrofobia o un senso di soffocamento. Speriamo davvero che non debba tornare una situazione simile e sappiamo che questo dipende anche da noi.

Il bisogno di movimento è nella nostra natura, come lo è la libertà di spostarci, il rapporto con la natura e l’aria aperta, soprattutto il rapporto con gli altri, la possibilità di vedersi, di incontrarsi, di dialogare, confrontarsi e scambiarsi le esperienze, le preoccupazioni e le gioie. Abbiamo capito il valore di tutto questo proprio nel momento in cui ci è mancato, e ora apprezziamo ogni occasione, come questa di stasera, per stare insieme all’aperto, e fare festa e sentire la gioia di essere comunità. La nostra casa è il nostro piccolo mondo, di cui non possiamo fare a meno per vivere e per farlo con dignità; ma abbiamo bisogno anche del mondo più grande, quello del vicinato, del quartiere, della parrocchia, della città, e di quello più grande ancora.

La festa dell’Assunzione viene a dirci qualcosa di simile, ma in un senso più profondo. Si può godere della libertà di movimento, della apertura di grandi spazi, di molti incontri, e nello stesso tempo patire una condizione di chiusura e di confinamento, di isolamento e di soffocamento, sebbene non in senso fisico. Maria che entra nella gloria della risurrezione del figlio Gesù ci dice che senza un cielo più grande, il cielo non solo astronomico, ma il cielo di Dio, senza un orizzonte più vasto di quello terreno, un orizzonte trascendente, immortale ed eterno, noi rischiamo di soffocare, di sentirci mancare l’aria, non riusciamo a respirare. Abbiamo bisogno di Dio, della speranza della vita eterna, dell’attesa e della gioia di partecipare anche noi alla risurrezione di Gesù, per vivere a pieni polmoni, umani e spirituali, la nostra vita, e vincere così la disperazione di una prigione che non manca di spazi fisici, ma di orizzonti spirituali di fede, di amore e di speranza. Senza credere, sperare, amare, non si può vivere, come non si può respirare senza aria.

L’uomo di oggi è spesso in questa situazione ma non lo capisce più, non ci si raccapezza; ha tutto quello che vuole, ma manca dell’essenziale. Facciamo servire in bene, allora, l’esperienza del confinamento, per imparare a stare insieme in modo nuovo. E apprendiamo da esso anche la lezione di vita che ci lascia su di un piano più alto, quello spirituale. La festa di oggi non solo ce lo ricorda, ma ci indica la via per ritrovare il bandolo della matassa, il senso del nostro umano cammino: rendere questa terra un giardino in attesa che esso venga trasformato dalla risurrezione di Gesù nell’eternità nel giardino di Dio. L’Assunzione di Maria ci dice che la bellezza di questa vita è l’anticipo di una bellezza senza fine in Dio. Credere alla risurrezione e alla vita eterna rende migliori noi stessi e questa nostra vita, perché ci fa capaci di contrastare tutte le bruttezze e gli orrori per far prevalere fin d’ora la luce e la bellezza dei piccoli gesti come delle grandi decisioni, che diventiamo capaci di compiere se, come Maria, ci fidiamo di quanto il Signore ci dice e ci affidiamo incondizionatamente alle sue promesse, sicuri che egli è fedele e le realizzerà.