Omelia ordinazione presbiterale di p. Francesco Pagliaroli, cp (01/07/2017 – Borgo Vodice)

06-07-2017

OMELIA

Ordinazione presbiterale di p. Francesco Pagliaroli cp

Liturgia della Domenica XIII TO A

Sabato, 1 luglio 2017

+ Mariano Crociata

 

È la Chiesa tutta oggi ad essere in festa per l’ordinazione presbiterale di p. Francesco Pagliaroli. In modo particolare lo sono la Congregazione della Passione di Cristo e la nostra Diocesi. Tutti voi qui convenuti siete testimoni del cammino che ha portato p. Francesco a riconoscere la chiamata del Signore a seguirlo nella vita religiosa e poi nel ministero presbiterale. Il Signore lo ha chiamato e condotto fin qui, ma egli si è servito di voi: della famiglia, di questa comunità parrocchiale “Cristo Re” di Borgo Vodice, dei padri passionisti. Di questo siamo grati: della generosità della sua risposta e di quanto ciascuno si è adoperato a fare per sostenere e accompagnare il suo cammino vocazionale.

Il ministero presbiterale, lo sappiamo, ha un posto necessario e insostituibile nella vita della Chiesa. Il presbitero, infatti, unito ai confratelli e al vescovo, rappresenta Cristo stesso nella Chiesa; non lo sostituisce, ma lo rende presente con il servizio ministeriale, e cioè con l’annuncio della Parola di Dio, la celebrazione dei sacramenti e la guida della comunità che gli viene affidata. Attraverso di lui è Cristo stesso che parla, si dona con i sacramenti, crea unità e comunione tra i credenti nella Chiesa. È importante dunque che colui che viene chiamato e viene ordinato svolga con grande coscienza e diligenza questi compiti. Ma la chiamata non è innanzitutto a fare il prete, a svolgere i compiti del prete. C’è di mezzo l’ordinazione, cioè il sacramento. E il sacramento non affida solo dei compiti ma conforma a Cristo, cioè rende partecipe l’ordinato della identità e della vita di Cristo stesso in quanto pastore vero del gregge dei fedeli e capo del suo corpo che è la Chiesa. Quindi è la persona del presbitero che con l’ordinazione riceve la forma, il modo di essere di Cristo stesso. Questo significa che egli svolge i compiti che sono propri del prete non solo perché incaricato, ma perché assimilato personalmente a Cristo.

Quali sono le conseguenze di questa trasformazione così profonda prodotta dal sacramento? Innanzitutto che egli deve coltivare in primo luogo il rapporto personale con Cristo Gesù, di cui è segno sacramentale con la totalità della sua persona e della sua vita. Il prete è stato assimilato a Cristo, ma proprio per questo deve cercare di diventare sempre più simile a Lui con tutto il suo essere.

Come lo diventa sempre più simile? Innanzitutto cercando di condurre tutta la sua vita, privata e pubblica, in una unione crescente con Cristo, in tutto chiedendo la grazia e sforzandosi di fare proprio il modo di pensare, di sentire, di agire di Cristo e di Cristo pastore, che è tutto preso dalla cura e dalla premura per i suoi discepoli. Il prete è un uomo che dona tutto se stesso alla cura pastorale, cioè alla vita di fede e di santità dei credenti in Cristo.

Il secondo modo è quello di attingere per sé, alle stesse azioni del ministero che egli compie, il nutrimento spirituale che offre ai fedeli: facendosi per primo ascoltatore della Parola che proclama e spiega agli altri, accogliente verso la grazia sacramentale che amministra per gli altri, animatore di relazioni di fraternità e di comunione che egli è chiamato ad animare nella comunità dei credenti.

Decisive a questo scopo sono anche le relazioni nel ministero. Se la professione religiosa, caro p. Francesco, ti rende fratello nello stesso carisma di tutti i membri della comunità e della congregazione religiosa a cui appartieni, il sacramento dell’ordine ti inserisce nel collegio dei presbiteri uniti al vescovo, con i quali svolgi il ministero nella parrocchia e nella diocesi in cui sei mandato. Devi ricordarti sempre che il ministero presbiterale non è una prerogativa personale, perché il sacramento che ricevi ti rende partecipe dell’unico ministero del presbiterio, nella comunione del quale è possibile esercitarlo: è il collegio dei presbiteri attorno al vescovo ad avere la responsabilità pastorale di una Chiesa particolare con tutte le sue comunità. Questo deve renderti anche attento nei confronti dei fedeli, i quali non sono tua proprietà, come non lo sono dei preti presi tutti insieme e nemmeno del vescovo; la Chiesa è di Cristo e di Dio, e di ogni suo membro il Signore è geloso perché è Lui l’unico salvatore e per Lui in primo luogo ciascuno è un tesoro inestimabile. Sei chiamato, dunque, a fare della tua vita un dono sull’esempio di Gesù e con la grazia del ministero che ti conforma a Lui unicamente per il bene dei fedeli, e non per te stesso.

Su questo ci illumina anche la liturgia della Parola di questa domenica. Soprattutto il Vangelo ricorda a tutti i discepoli di Gesù, e in modo particolare a noi ordinati, che la vita la guadagniamo donandola per Gesù e per i fratelli. «Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà». Imparare questa verità evangelica e insegnarla agli altri significa essere disposti ad amare Gesù al di sopra di ogni altra persona e a prendere la propria croce e seguirlo per essere degni di lui. Tu, p. Francesco, hai lasciato la famiglia per seguire lui e hai abbracciato la croce di Cristo attraverso il carisma di un ordine religioso che mette al centro della sua spiritualità la passione di Cristo. Ora che vieni conformato a Cristo con il sacramento dell’ordine cerca di rimanere fedele ad essa ogni giorno, così da portare molti fratelli e sorelle alla fede e alla comunione con Lui, unico bene e sola salvezza.