Omelia ordinazione diaconale di Diego Fieni (07/12/2018 – S. Maria Assunta in Cielo, Cisterna di Latina)

07-12-2018

OMELIA

Ordinazione diaconale di Diego Fieni

Cisterna di Latina, 7 dicembre 2018, Immacolata Concezione di Maria

✠ Mariano Crociata

 

È un momento importante quello che stiamo vivendo, con la ordinazione diaconale di Diego Fieni: lo è per te innanzitutto, caro Diego, e lo è per tutti noi qui presenti, i tuoi familiari, parenti e amici, la comunità parrocchiale e diocesana, la Comunità missionaria di Villaregia.

Tre parole mi paiono scandire il ritmo interiore di questo evento. La prima parola è un nome, il nome di Maria. Di fronte a lei si ammutolisce, per la sensazione di distanza inarrivabile che trasmette l’integrità e la purezza del suo amore per Dio e della sua piena donazione. È una distanza che diventa inimicizia quando la si metta a confronto con il serpente, e cioè con il tentatore e il Maligno, rispetto al quale lei è destinata a uscire vincitrice e a schiacciarne il capo. E la ragione sta interamente nella grazia di Dio di cui Maria è stata ricolmata. Maria è tutta grazia: questo ci dice la festa dell’Immacolata Concezione. Attraverso di lei, è su di noi che si riversa la pienezza della grazia, che non è una cosa ma una persona, la persona del Figlio incarnato, il nostro Signore Gesù. Questa prima parola – Maria – annuncia e trasmette l’amore di Dio per ciascuno di noi, per te, Diego, per le nostre comunità. Al cuore di questa celebrazione c’è la benevolenza incondizionata di Dio sulle nostre persone e sulla nostra vita, di cui sono frutto le nostre identità, le nostre storie, il nostro stare insieme e fare comunità di umanità, di cultura, di fede, di carismi. Siamo innanzitutto e sempre dono gratuito della generosità di Dio. Non dimentichiamolo mai, nemmeno nelle vicissitudini più penose della nostra esistenza personale e comune.

La seconda parola è scelta. Innanzitutto la scelta che Dio ha fatto di Maria. Gli autori spirituali nel corso dei secoli si sono sbizzarriti nel decantare la bellezza di Maria, di cui Dio si innamora; in realtà la bellezza è, semplicemente, Dio che crea questa donna unica che è Maria; in lei si riverbera lo splendore di Dio nella maniera umanamente più pieno. In un unico atto Dio ha pensato e creato Maria, l’ha inventata e l’ha scelta, ha voluto con tutto se stesso realizzarla, e in lei realizzare il suo disegno di amore e di salvezza, e cioè il dono del Figlio e la redenzione del mondo. In Maria – pensata nel Figlio e in vista dell’incarnazione del Figlio – siamo stati pensati e scelti anche noi, tutti e ciascuno di noi. «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo», abbiamo sentito nell’inno della lettera agli Efesini. C’è una scelta eterna di Dio che è caduta su di te, Diego. Non un caso, e nemmeno una tua soggettiva preferenza, ma una intenzione personale di Dio. L’ordinazione sigilla con il sacramento la sua chiamata e segnerà per sempre la tua identità. Sarai per sempre il prescelto del Signore. Ci potranno essere nella vita momenti di stanchezza, di fatica, di sconforto, ma il Signore sarà sempre lì, accanto a te, per dirti: sono io che ti ho voluto qui, non temere, rimani nella mia volontà e la mia grazia non si ritirerà mai da te.

Per questo la scelta di Dio, per compiersi fino in fondo, ha bisogno della nostra, della tua risposta. La sua deve diventare tua scelta, sul modello di Maria: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Accanto alla coscienza di essere nello spazio spirituale della chiamata del Signore, c’è bisogno della decisione libera e consapevole di volere corrispondere a quanto egli chiede. Non tutto appare subito chiaro, ma chiaro è senza dubbio l’orientamento di fondo: seguire il Signore nella ricerca costante della sua volontà. La parola servizio – diakonia –, la terza del nostro percorso interiore, racchiude il significato della tua ordinazione. Si tratta del servizio reso alla Parola di Dio, alla mensa eucaristica e ai sacramenti, alla comunione nella comunità e alla carità verso poveri e bisognosi.

Questo servizio suona talora come una prestazione, ha il sapore di una realizzazione tutta umana, quasi dipendente dalla buona volontà e dallo sforzo del chiamato. Purtroppo tante nostre attività pastorali assomigliano a prestazioni religiose da cui non traspare molto della grazia di Dio che nonostante tutto passa attraverso di esse. Il cuore del servizio è invece la fede, il primo servizio è quello della fede: del consegnarsi incondizionatamente, sapendo che i mezzi umani sono sempre assenti o inadeguati. È questo il senso del turbamento di Maria e del suo dichiarare candidamente: come è possibile se non conosco uomo? Come è possibile se non dispongo delle capacità e degli strumenti idonei? E del resto, quali sarebbero i mezzi umani capaci da soli di convertire le persone, di cambiare la loro testa e il loro cuore, il loro modo di pensare e di sentire, così da indurli a scegliere e decidersi per Dio? Non c’è uomo che valga a far nascere da Maria il Figlio di Dio. Non c’è creatura umana capace di convertire una sola persona al mondo. Solo lo Spirito Santo può farlo. L’eccomi di Maria è il rimettersi con pura fede alla potenza di Dio, perché sia essa a compiere ciò che l’uomo non è capace di fare. E del resto, è forse una capacità solamente umana a tenerci fedeli a Dio, noi preti, voi diaconi, voi sposi, voi tutti che prestate servizio nella Chiesa? Se pensiamo di poter contare sulle nostre sole capacità, abbiamo già perduto tutto, perché siamo diventati strumenti inservibili, anche se Dio sa cavare suoi figli perfino dalle pietre.

Il senso del nostro servizio è, dunque, la fede. Siamo solo servi. Anzi, come dice Gesù: «Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”» (Lc 17,10). Senza la potenza di Dio il nostro fare non serve a niente. Il nostro servizio consiste nel crederlo fermamente e nell’agire con la libertà interiore di chi gioisce dell’opera che Dio, nonostante tutto, compie attraverso di noi.

Il Signore ti conceda questa gioia, caro Diego, insieme alla comunità nella quale il Signore ti ha chiamato a svolgere la missione della Chiesa.