Omelia funerali di Suor Maria di Betharram (23/11/2019 – Monastero Pontinia)

23-11-2019
OMELIA

In occasione dei funerali di suor Maria di Betharram

Pontinia, monastero, 23 novembre 2019

+ Mariano Crociata

È con grande discrezione, oltre che con profondo dolore, che ci accostiamo tutti alla morte di una persona cara e, oggi, in modo particolare a quella di suor Maria di Betharram. La morte più di ogni altra cosa chiede silenzio e rispetto, come avvertiamo di fronte alle cose più sacre; tale è la morte, ultima custode della sacralità della vita. Nonostante i tentativi di dissacrarla che oggi sembrano diffondersi, noi le riconosciamo il compito di ultimo baluardo per riconoscere il valore di ogni persona e di ogni vita.

Oggi lo avvertiamo con accresciuta consapevolezza, per la persona della nostra sorella, per la sua fine prematura, per la malattia e il dolore che l’hanno condotta ad essa, soprattutto per lo spirito e la fede con cui suor Betharram ha attraversato il tempo della malattia e ha affrontato l’ultimo passaggio, quasi guardando la morte in faccia, impavida, senza paura, forte dell’amore del suo Signore, per il quale ha visto crescere in sé il desiderio di incontrarlo. Più che alla morte, che non ha temuto, suor Betharram ha avuto lo sguardo costantemente fisso a colui per il quale aveva votato e poi consumato la vita.

Se il cuore della nostra fede è la risurrezione del Signore Gesù, in lei abbiamo avuto l’esperienza della potenza della risurrezione nel corso della vita di una credente. Nella fede la nostra sorella viveva già da risorta, per la comunione costante con il Signore, per la preghiera assidua, per la presenza delle sorelle della comunità e il dialogo spirituale con chi in particolare l’ha accompagnata negli ultimi momenti, compreso il fratello sacerdote. Ci sentiamo presi da un senso di timore e di venerazione, perché la morte ha messo in grande evidenza che tutta la sua persona e tutta la sua vita sono state rese ancora più sacre dalla sua fede e dal suo amore.

La scelta di seguire Cristo con una consacrazione piena, abbracciando negli anni una vita di adorazione e di contemplazione, ci fanno sentire alla presenza del mistero: il mistero della inabitazione di Dio nel cuore e nella persona di suor Betharram, e perciò anche nella sua preghiera e nella sua sofferenza, nelle sue relazioni e nei suoi dialoghi. Giunta ormai alla fine del suo percorso terreno, la sua vita ci appare compiuta e tutti i momenti che lei ha vissuto acquistano significato pieno come in un’opera realizzata a regola d’arte.

Per questo il nostro dolore è mitigato dalla consolazione che viene dalla fede e dalla certezza che il suo è stato un passaggio da una forma ad un’altra di vita, da quella terrena a quella del cielo, in una unione costante con lo sposo divino al quale non si è stancata di consegnarsi con un amore indefettibile di tutta la sua persona e per tutto il tempo della sua vita.

Dobbiamo portare con noi l’esempio di questa presenza costante al Signore, dell’impegno di tutta una vita a prepararsi e a tenersi pronta per la sua venuta desiderata anche se sempre improvvisa, della sua pena sofferta e offerta senza smarrire la gioia profonda di donna consacrata all’amore e dall’amore di Dio.

In questa celebrazione di congedo, con senso di profondo ringraziamento all’amore di Dio per tutti i benefici riversati sulla persona della nostra sorella, vediamo in tutta la sua eloquenza il senso della vita consacrata e contemplativa, segnato oggi dal dolore per la perdita, ma dotato di una forza e di una vitalità che invita tutti a vivere ogni momento e ogni giorno come un’occasione per pregare e agire tenendosi pronti per quando il Signore verrà, così da riconoscerlo e lasciarsi accogliere da Lui.

Una riflessione ancora vorrei cogliere da questa circostanza, e precisamente per il fatto non casuale che la morte di suor Betharram si è consumata in una comunità, nella sua comunità formata e unita dalla chiamata del Signore, che l’ha accompagnata con fede e preghiera, con delicatezza e affetto fino all’ultimo respiro. In una società in cui ormai spesso si muore soli e abbandonati, raccogliamo questo segno singolare come invito alla riflessione e soprattutto a nuovi stili di vita e di relazioni. Stili di vita e relazioni che sono davvero umani quando sono ispirati e animati dalla fede e dalla grazia, dalla presenza viva e personale del Signore. Attorno al Signore la vita acquista una qualità nuova e una bellezza ignota ai più.

Mentre preghiamo per la nostra sorella e la affidiamo alla infinita misericordia di Dio, in questa imminenza della festa di Cristo Re imploriamo per lei la gioia del suo regno, per le monache della comunità delle Serve del Signore e della Vergine di Matarà chiediamo che si sentano sostenute dalla testimonianza e ora dalla preghiera della loro e nostra sorella, e per tutti noi, perché impariamo a fare del nostro cuore non la cella di una prigione ma lo spazio di una presenza divina accolta e amata in ogni momento.