Omelia festa di San Marco, patrono della diocesi e di Latina (25/04/208 – Cattedrale di Latina)

25-04-2018

OMELIA

Mercoledì 25 aprile 2018

Latina, cattedrale, festa di S. Marco

+ Mariano Crociata



La festa di S. Marco ci riporta alle origini della comunità pontina e nello stesso tempo alle origini della nostra fede. Abbiamo richiamato altre volte il ruolo fondamentale di S. Marco come primo evangelista, creatore della forma del racconto evangelico, poi ripresa da altri tre Vangeli, tutti insieme formando il cuore stesso della Scrittura.

Adesso vorrei portare la vostra attenzione sul rapporto tra Vangelo e comunità. Sappiamo che la comunità cristiana nasce con il sorgere della fede e con il battesimo. Ce lo ricorda proprio la pagina di oggi, l’ultima del Vangelo di Marco: «Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvato» (16,16). Ma come sorge la fede e la richiesta del battesimo? È ancora il Vangelo a dircelo: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (16,15). Tutto comincia con l’annuncio del Vangelo. Certo, sappiamo che c’è un’azione del Padre per mezzo dello Spirito Santo nel cuore delle persone anche prima di ricevere l’annuncio del Vangelo e perfino quando il Vangelo non è ancora giunto o là dove non ha la possibilità di arrivare. In ogni caso, quando arriva la parola evangelica, allora l’azione interiore di Dio suscita la risposta personale e l’adesione di fede. Per questo san Paolo si chiede: «Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci?» (Rm 10,14). C’è bisogno dunque dell’annuncio e con l’annuncio sorge la fede, quindi la richiesta del battesimo e l’inserimento nella comunità dei credenti.

Dall’annuncio evangelico sorge la comunità ecclesiale. La parola del Vangelo genera la Chiesa, la crea, la fa nascere e crescere. Anche la nostra comunità, parrocchiale e diocesana, di cui è segno questa assemblea, è sorta dall’annuncio del Vangelo. Anche se noi non ricordiamo un momento particolare in cui qualcuno ci ha annunciato il Vangelo e ci sembra di averlo sempre conosciuto, in realtà tutto comincia con il Vangelo, dal quale è nato quel processo di trasmissione della fede dentro il quale anche noi siamo inseriti.

Ma adesso non basta più essere eredi di questo processo di trasmissione del Vangelo, recepito quasi passivamente o abitudinariamente; adesso c’è bisogno di appropriarsi personalmente e insieme del Vangelo con la conoscenza e l’incontro che esso rende possibile con Gesù. Finora, per così dire, il Vangelo è venuto a cercarci e ci ha raggiunto, consentendoci di credere e di entrare a far parte della comunità ecclesiale. Da ora in avanti dobbiamo essere noi ad andare in cerca del Vangelo. Se siamo comunità grazie al Vangelo ricevuto, da ora in poi continueremo ad essere comunità se saremo noi a cercare il Vangelo, ad ascoltarlo, a conoscerlo meglio, a meditarlo e a pregarlo, a farlo diventare anima della nostra vita, dei nostri pensieri e delle nostre decisioni personali e comunitarie.

Questo cercare il Vangelo vale non solo per il nostro essere credenti, ma anche per il nostro essere cittadini. Un credente alimenta alla sorgente del Vangelo anche le virtù civili con cui si rapporta e agisce nella città di tutti. Se siamo cattivi cittadini o cittadini non all’altezza delle esigenze di coscienza e di partecipazione civica al bene di tutti, vuol dire che non siamo nemmeno buoni cristiani. Non è un impegno diverso e separato dalla fede e dall’appartenenza ecclesiale quello richiesto dalla responsabilità nella città di tutti. Se non siamo buoni cittadini, è perché non siamo abbastanza cristiani.

Per tutti questi motivi è importante l’ascolto comunitario: nella Messa innanzitutto; ma poi anche in un gruppo assiduo che cresca nella familiarità con il testo mettendolo a confronto con la vita. Perché ascoltare il Vangelo non significa solo apprendere delle informazioni e delle conoscenze; significa invece imparare a capire meglio la nostra vita, a orientarla e dirigerla sotto la guida di Gesù, verso quel bene che solo Lui è in grado di farci conoscere e comunicarci.

La festa di S. Marco diventi l’occasione per riscoprire la bellezza e la preziosità del Vangelo, per imparare ad essere veramente comunità cristiana, che si forma e si lascia plasmare non da regole umane, da abitudini devozionali, da motivi vagamente religiosi, ma dalla persona e dalla parola di Gesù consegnate per noi nel Vangelo.