Omelia celebrazione Pentecoste presso la parrocchia di S. Domitilla (31/05/2020 – Latina)

31-05-2020
OMELIA

Pentecoste

Parrocchia S. Domitilla, Latina, 31 maggio 2020

+ Mariano Crociata

 

Il mese di maggio è molto caro alla devozione mariana del popolo cristiano. La liturgia della Chiesa ha accolto questa sensibilità dedicando l’ultimo giorno del mese alla festa della Visitazione. Lo vogliamo ricordare anche in questa domenica nella quale la Chiesa celebra una delle sue feste più importanti, la Pentecoste, compimento della Pasqua grazie all’effusione dello Spirito Santo e inizio della vita della Chiesa.

Non è difficile evidenziare un profondo legame tra la Pentecoste e Maria; gli Atti degli Apostoli ci mostrano Maria accanto agli apostoli raccolti in preghiera nel cenacolo (cf. At 1,14) e l’iconografia tradizionale rappresenta sempre la Pentecoste mettendo al centro della scena la madre di Gesù.

Un elemento in particolare lega la Visitazione alla Pentecoste, e cioè proprio lo Spirito, del quale viene colmata Elisabetta al vedere Maria venuta a visitarla. Maria, piena di Spirito Santo, diventa strumento che porta e diffonde lo Spirito a chiunque va a incontrare.

Un messaggio più profondo lo possiamo però cogliere nel fatto che è proprio lo Spirito a spingere Maria a lasciare la propria casa e ad andare in aiuto della cugina. Un uscire, il suo, che esemplifica ed anticipa l’azione che lo Spirito svolgerà sempre nella vita dei credenti e della Chiesa. Anche gli apostoli erano rimasti chiusi nel cenacolo, timorosi per le persecuzioni dei giudei; solo lo Spirito ha dato loro di vincere ogni paura e di farsi annunciatori alla gente più disparata, anche agli stranieri venuti a Gerusalemme in occasione della Pasqua ebraica, come racconta la pagina degli Atti. E il Vangelo appena ascoltato ci dice che Gesù entra a porte chiuse e trasmette il suo dono: “Ricevete lo Spirito Santo”. Adesso i dodici e tutti i discepoli acquistano la capacità di uscire e di affrontare ogni cosa, di annunciare e testimoniare senza timore a chiunque.

Ora, quei discepoli siamo noi. Noi che ci portiamo addosso la paura per una epidemia di cui non vediamo ancora la scomparsa; soprattutto, noi che conosciamo non poche altre chiusure e blocchi, soprattutto nei nostri cuori, paralizzati non solo da ansie e paure, ma spesso anche da frustrazioni, risentimenti, delusioni e amarezze che ci tolgono la voglia e il coraggio di combattere ancora. Ecco, Maria oggi ci invita ad accogliere lo Spirito che le ha dato di concepire una nuova creatura, Gesù, che è il Figlio di Dio; anche noi siamo chiamati a generare nuova vita, nuovo bene, nuovo amore sincero, che ci apra agli altri, soprattutto a chi è più in difficoltà. Dobbiamo smetterla di pensare solo o troppo a noi stessi: questo ci dice Maria. Abbiamo bisogno di aprirci agli altri e all’Altro per eccellenza che è Gesù, che è Dio. Per questo ci è donato ancora di nuovo lo Spirito, perché ci apriamo a una vita più autentica e piena.