Introduzione alla presentazione del libro “Papa Francesco-Il denaro non governa” (14/06/2018 – Latina)

14-06-2018

Introduzione alla presentazione

del libro su papa Francesco Il denaro non governa

14 giugno 2018

+ Mariano Crociata

Sono lieto di presiedere la presentazione del volume Il denaro non governa sul magistero di papa Francesco. Saluto gli autori del libro, i relatori, gli organizzatori dell’evento e tutti gli intervenuti.

L’interesse della pubblicazione si impone per il tema che affronta: una rilettura della dottrina sociale della Chiesa alla luce del magistero di papa Francesco. A cinque anni dall’inizio del pontificato appare non solo delineato ma vieppiù consolidato il suo insegnamento in questo, non meno che in altri ambiti.

Sento di esprimere apprezzamento per questa iniziativa che porta all’attenzione delle nostre comunità un aspetto caratterizzante sia di quanto il Papa ci viene dicendo con i suoi molteplici interventi, sia della visione cristiana sulla vita delle persone e delle società che esso sviluppa. Anche in questo ambito il pontificato ha portato accelerazioni e approfondimenti che aiutano a capire e a vivere all’altezza di un tempo come il nostro. Questo carattere originale nondimeno non scalfisce il legame e la continuità con il magistero dei pontefici che lo hanno preceduto, come gli autori a più riprese evidenziano, a cominciare da quello di Benedetto XVI. Di quest’ultimo, tra l’altro, ancora gli autori sottolineano l’indicazione chiara per un riequilibrio del peso dell’etica sociale rispetto a un’etica della vita talora unilateralmente accentuata, riequilibrio ora diventato, come era nella logica dell’evoluzione magisteriale, semplicemente acquisito.

Non meno importante l’attenzione alla concretezza delle condizioni attuali di vita delle persone e delle comunità, cosicché appare di tutta evidenza la capacità della dottrina sociale di orientare verso un benessere maggiore per tutti a cominciare da chi versa in povertà e in miseria, senza peraltro circoscriverlo alle dimensioni meramente materiali ed economiche. Quella dei poveri e degli ‘scartati’ sembra istituire l’ottica specifica da cui la Chiesa deve interpretare e indirizzare la vita sociale. Se si parte dagli ultimi, è certo che non ci saranno esclusi di sorta alla tavola dell’umanità. Il discorso, al riguardo, non sopporta nulla di moralistico, poiché non è solo questione di intenzioni private o di rettitudine personale, esse pure peraltro imprescindibili. È in gioco la globalizzazione, lo stato di interconnessione che lega piccoli e grandi nella dinamica sociale del nostro tempo. Per questo anche le grandi sfide economiche che stiamo affrontando non possono essere giocate nel piccolo dei territori e forse nemmeno delle nazioni, ma richiedono uno sforzo di nazioni, continenti e organizzazioni internazionali.

Viene spontaneo chiedersi quale possa essere il contributo di questo evento per uno spazio territoriale come il nostro, segnato peraltro da cronache che registrano inquinamenti non solo ambientali ma anche sociali ad opera della malavita oltre che per fenomeni di corruzione e di illegalità. Un libro come quello che presentiamo spinge innanzitutto a non fermarsi al livello dell’indignazione e della condanna moralistica, ma suggerisce un impegno e un percorso. Ciò che fa difetto e che minaccia alla lunga la convivenza sociale è il degrado culturale e la perdita della capacità di tenere saldi alcuni principi dello stare insieme nel nostro Paese, che se non altro sono fondati in una carta costituzionale che rimane un quadro di riferimento per tutti e una cornice che può mantenere in unità un tessuto sociale sempre più variegato e talora perfino strappato e lacerato. La proposta del magistero sociale della Chiesa, nella ripresa originale e rinnovata di papa Francesco, è un invito a non limitarsi a non perdere di vista alcuni principi di fondo, ma a lavorare per ricostruire e rinsaldare quel tessuto sociale, smembrato il quale entrano in pericolo le persone e il loro stare insieme. Il fatto che tale insegnamento tocchi tutti gli aspetti del vivere associato fa capire da solo che nella convivenza sociale tutto si tiene, non si può volere un bene trascurandone o lasciandone cadere un altro.

Insieme alla certezza che non sono poche le persone che condividono e coltivano questo sentire, nutro la fiducia che un incontro come questo costituisce un contributo importante alla formazione della nostra coscienza e del senso di solidale responsabilità nella edificazione della casa comune.