Incontro con la comunità diaconale (10/09/2019 – Latina)

10-09-2019

Incontro con la comunità diaconale

10 settembre 2019

✠ Mariano Crociata

 

È bello rivedersi all’inizio di un nuovo anno pastorale. C’è un desiderio di ricominciare, dopo la pausa estiva. Esso contiene il presentimento di qualcosa di nuovo. Perciò dobbiamo chiederci: qual è l’atteggiamento spirituale adeguato a un nuovo inizio? È innanzitutto l’atteggiamento di chi sente che c’è in ballo qualcosa di nuovo: un atteggiamento di curiosità, di attesa e di fiducia, di speranza. La novità sta innanzitutto nel modo come ci accingiamo a cominciare il nuovo anno, proprio con il desiderio di qualcosa di nuovo.

La novità poi sta nelle situazioni che incontreremo e che vivremo: alcune prevedibili, altre meno; alcune piacevoli, altre meno. Con la novità nel cuore e nelle cose, tutto cerchiamo di guardare con gli occhi della fede, che ci fanno vedere comunque sempre Dio all’opera nella nostra vita: la novità di Dio e il Dio della novità, che è Cristo Gesù Signore, con la sua incarnazione e la sua pasqua.

Che Dio è all’opera significa che tutto il nuovo bene che ci raggiungerà viene da Lui, vuol dire che il bene che Egli ci vuole, lo crea accompagnando il corso della nostra vita e della storia. Per questo motivo, fiducia in Lui e attesa e speranza di novità, sono la stessa cosa: Egli prepara il meglio per noi; ci aiuta ad affrontare le difficoltà, a distruggere il male e a superare le esperienze di delusione e di fallimento, a sconfiggere le paure.

Non sappiamo quale sia la grazia dell’anno che ci sta dinanzi. Possiamo anche parlarne come un anno di transizione, cioè un anno ordinario, di passaggio tra un anno e l’altro, in cui accadono prevedibilmente le solite cose. Ma dietro l’abitudinario e il solito, si nasconde il nuovo e soprattutto la trasformazione che si va operando impercettibilmente in noi: cambiamo noi, cambiano le persone attorno a noi, cambiano le situazioni e le circostanze.

Cerchiamo allora la grazia di questo momento e di questo tempo, che si compie nel cambiamento che il Signore sta operando in noi. In rapporto alla comunità diaconale, vedo questa grazia da tre punti di vista. Per i diaconi già ordinati, l’anno che abbiamo dinanzi è un tempo di crescita, di maturazione dell’esperienza, di approfondimento della capacità di servire nella Chiesa e con la Chiesa. Per i candidati al diaconato, la grazia di quest’anno è la preparazione all’ordinazione, un evento che segnerà la vita delle loro persone delle loro famiglie, e la vita della nostra diocesi, arricchita dalla nuova presenza ministeriale. Per gli aspiranti e i nuovi arrivati, la grazia sta nella crescita lungo il cammino vocazionale di discernimento e di formazione, nella penetrazione del senso del nostro essere Chiesa, non solo in generale, ma nel concreto della nostra diocesi, per capirne i bisogni e le attese, il volto e le speranze, e veder rafforzarsi in noi il desiderio di vederla crescere in tutti, a cominciare dalla nuove generazioni.

 

Voi siete una comunità particolare nella nostra Chiesa: una comunità ministeriale caratterizzata dall’ordine del diaconato. E questo significa fondamentalmente due cose: la prima, che agite come comunità specifica dentro la nostra Chiesa, nel cuore della sua vita; la seconda, che il vostro agire specifico consiste nel servizio della comunione, e quindi nel cercare collegamento e correlazione tra la vita coniugale e familiare e il compito apostolico, tra la vita nel mondo delle professioni e delle relazioni sociali e la comunità ecclesiale nelle sue varie articolazioni, tra la comunità laicale dei fedeli e il parroco (per chi opera in parrocchia), tra i vari ambiti della vita diocesana e il vescovo e il centro diocesano.

Dovete essere il collante umano, spirituale e pastorale dell’organismo ecclesiale: (1) con il vostro personale stile di vita e quindi con il vostro tenore spirituale interiore e personale (ricordatevi sempre che non siete dei funzionari o degli impiegati); (2) poi, nelle vostre relazioni personali e di coppia, di qualsiasi genere e in qualsiasi ambiente si intrattengano; (3) infine, con i vostri compiti e servizi ecclesiali. La nostra Chiesa ha bisogno della vostra presenza e del vostro servizio: la sua efficacia non è proporzionale alla visibilità, ma alla qualità interiore e allo stile personale e di gruppo della comunità diaconale.
I compiti specifici di quest’anno si possono riassumere in tre: (1) la formazione, iniziale e permanente; (2) la qualificazione dei servizi specifici; (3) il sostegno all’attuazione degli orientamenti pastorali.

Quanto alla formazione: si tratta senza dubbio, per gli aspiranti e i candidati, di studiare e di curare la crescita spirituale, personalmente e in gruppo, con i vari appuntamenti periodici e annuali; analogamente per i diaconi: non smettere di coltivarsi culturalmente e di valorizzare le offerte formative spirituali o di qualsiasi altro genere che vengano offerte. Ma formazione è anche cercare di qualificare il proprio servizio con un aggiornamento costante e con un confronto adeguato in ordine ai servizi che sono affidati.

E così veniamo al secondo aspetto: la qualificazione dei servizi specifici. Che richiede, per esempio, di cercare di migliorare la conoscenza, nonché l’esperienza e la pratica nella celebrazione delle varie liturgie; chiede ancora di rendere sempre più fondata, efficace e significativa la predicazione e la catechesi; chiede poi di sottoporre a controllo e verifica costante la propria capacità di relazione sia informale che istituzionale. Altri modi di qualificare il proprio servizio possono essere: il confronto sull’esperienza di quanti di voi operano in parrocchia (non sulle persone dei parroci ma sulle modalità e le condizioni di attività e di collaborazione); o ancora, il confronto tra quanti svolgono un servizio diocesano, di qualsiasi genere esso sia; un modo ulteriore, infine, consiste nel leggere tutto in una luce spirituale: portando, quanto operato e vissuto in ragione del ministero, nella preghiera e nel colloquio spirituale con la propria guida e tra di voi diaconi.

Il terzo aspetto riguarda il sostegno al cammino pastorale diocesano. In questo caso c’è bisogno di conoscere gli orientamenti e di aiutare le comunità a rispondere alle sollecitazioni e agli inviti che vengono dal centro diocesano. Quest’anno il tema è la pastorale dell’infanzia. È importante entrare ed aiutare a entrare nel cammino di rinnovamento della formazione cristiana delle nuove generazioni con il Progetto “Zero-Diciotto”.

Credo che gli elementi di novità prevedibili segnalino in questa maniera il loro interesse. Non ci resta che risvegliare l’atteggiamento adeguato, di desiderio e di speranza, perché la novità di Dio e il Dio della novità si manifesti in noi e attraverso di noi per tutto il corso del nuovo anno che appena inizia.