Monsignor Mario Sbarigia, 50 anni di sacerdozio «in uscita» per annunciare il Vangelo

Oggi 29 giugno monsignor Mario Sbarigia, vicario generale della diocesi pontina e attuale parroco di San Luca a Latina , festeggia i cinquanta anni di sacerdozio. Alle 19 sarà celebrata la Santa Messa nella sua parrocchia di San Luca, a presiederla il vescovo Mariano Crociata.

Monsgnor Sbarigia, originario di Filettino, in provincia di Frosinone, giovanissimo entrò in seminario dove al termine degli studi fu ordinato sacerdote il 29 giugno del 1966 e incardinato nella diocesi di Velletri. Già dai primi anni di ministero fu destinato alle zone pontine, poi scelse di farsi incardinare nella nuova diocesi di Latina quando questa fu creata smembrandola da quella di Velletri. Così, il 1/9/70 arrivò nel capoluogo come vicario parrocchiale a Santa Maria Goretti, un mese dopo divenne assistente ecclesiastico per gli studenti. Il 1/7/1977 fu nominato primo parroco di San Benedetto, a Borgo Piave (Latina). Sempre accanto ai più deboli. Il 2/2/1989 fu nominato direttore della Caritas dicoesana, poi il 17/3/1994 cappellano dei nomadi. Trasferito di parrocchia, il 1/8/1994 arrivò a San Luca. Il 1/2/1998 il vescovo Pecile lo nominò vicario episcopale per la carità. Lasciato questo incarico, il 22/11/20013 fu nominato vicario generale, e arrivò anche il titolo di «monsignore». Grazie alla sua attività pastorale la Chiesa pontina può dire di essere stata con notevole anticipo «in uscita» verso le periferie esistenziali. Come non ricordare l’ospitalità ai poveri a Borgo Piave oppure da oltre dieci anni il gruppo di ascolto per separati e divorziati. Pietre miliari della carità.

Il vescovo Mariano Crociata ha detto che «personalmente sono grato di averlo trovato in questo compito di primo collaboratore del vescovo e di averlo potuto confermare, in un ruolo decisivo non solo per la responsabilità che in sé comporta ma per il clima e lo stile di relazione che consente di stabilire con tutta la diocesi».

Continuando, nella sua omelia, rivolgendosi a don Mario, Crociata ha spiegato: «Chiunque di noi faccia un bilancio della propria vita, sa, mettendosi dinanzi a Dio, di dovere soprattutto ringraziare. Noi siamo qui a sostenere questa sua preghiera. E, senza indulgere a elogi fuori luogo, sentiamo di dovere far cenno al bene che Dio ha compiuto in lui e alle grazie che gli ha concesso; ometterlo sarebbe mancare nei confronti dei doni di Dio, poiché è vero che noi, nelle nostre liturgie, non celebriamo mai noi stessi ma solo Dio e la sua bontà infinita; ma è vero pure che fa parte di questo stile celebrativo riconoscere i suoi doni. E tra i doni che un sacerdote fa e riceve sono sempre in proporzione largamente maggiore quelli di cui non c’è traccia visibile, perché percorrono le vie misteriose del cuore e della coscienza, dove la semina della parola, dell’ascolto, del consiglio, del dialogo e della prossimità, della grazia sacramentale più ancora, si disperde in mille rivoli portando i frutti di una fecondità di cui solo Dio conosce la portata e l’efficacia. Noi possiamo cogliere i segni di tutto ciò in un ministero che, per don Mario, ha avuto il carattere di un ininterrotto servizio parrocchiale, a S. Maria Goretti, a S. Benedetto, Borgo Piave, e qui a S. Luca; decenni di ministero lungo i quali caratterizzante, insieme a quello parrocchiale, è stato il lavoro nella Caritas, quello per i migranti e poi quello di vicario generale».

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