L’importanza di riscoprire il valore del sacerdozio per essere imitatori degli apostoli

Oggi pomeriggio, nella cattedrale di San Marco, il vescovo Mariano Crociata ha presieduto la «Messa del Crisma», concelebrata con tutti i sacerdoti del presbiterio diocesano e i diaconi. Come ormai accade da anni la chiesa era gremita di fedeli, un segno di vicinanza ai propri pastori nella celebrazione che «potrebbe essere definita la festa del sacerdozio». La messa del crisma ha assunto solo di recente questo significato, raccogliendo in un unico rito la benedizione degli olii sacri (il crisma, l'olio dei catecumeni e l'olio per gli infermi) e la rinnovazione delle promesse sacerdotali da parte dei presbiteri.

«Ma di quale sacerdozio stiamo parlando?», con questo interrogativo il Vescovo ha iniziato la sua omelia. Proprio rivolgendosi ai sacerdoti, Crociata ha ricordato: «Le promesse che adesso rinnoveremo sono oggetto della nostra preghiera e del nostro impegno ogni giorno della nostra vita, e rispondono al dono incommensurabile che ci è stato conferito. La responsabilità e l?autorità che ne derivano sono strumento della guida che Cristo, il vero buon pastore, esercita nei confronti di tutto il popolo, per il quale ha donato la vita riscattandolo con il suo sangue. Siamo perciò strumenti della sua grazia, segni della sua presenza e del suo amore che salva. Facciamoci, pertanto, imitatori degli apostoli, che hanno fedelmente seguito le orme del Maestro e pastore, e accogliamone l?accorato invito».

Facendo riferimento alle letture proclamate durante la Messa, Crociata ha spiegato che «il nostro sacerdozio, battesimale e ministeriale, è a servizio di una vita che si rinnova al cospetto di Dio, di un mondo che cambia per l?avvento del Signore, della sua parola e della sua grazia. Che cosa stiamo facendo a questo scopo?». Su questo punto, il Vescovo è stato chiaro: «Ho la sensazione che siamo tutti sotto il peso di una stanchezza, soprattutto spirituale e morale, che papa Francesco non ha esitato a indicare per tutta l?Europa… Per reagire e risvegliare le tante energie sopite dobbiamo dirci: si ricomincia da me; si ricomincia da noi. Se c?è una unzione che ci è stata elargita, allora vuol dire che le risorse le abbiamo, ma le teniamo nascoste, perché impacciati da una quantità di inutile zavorra, in cui si condensano insieme abitudine al peccato e accumulo del superfluo fino a soffocarci. Nella forza dello Spirito dobbiamo riscoprire le cose genuine ed essenziali».

Al termine della celebrazione, come è ormai consuetudine, il Vescovo ha ricordato alcuni anniversari e fatti particolari della vita del presbiterio. Il primo saluto è andato ai sacerdoti che nel 2016 compiranno i 50 anni di sacerdozio: mons. Mario Sbarigia, don Giuseppe Mandalà, don Antero Speggiorin, p. Martino Cretaro o.cist., p. Kidanè Tesfamichael o.cist., fr. Luigi Rossi ofm capp. Un plauso anche a Paride Bove, ordinato diacono transeunte a ottobre scorso. Un ricordo commosso per i presbiteri defunti, come i monsignori Renato Di Veroli e Massimo Coluzzi, e padre Giorgio Rivieccio.

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