Firenze 2015 e Sinodo sulla famiglia: ascolto e discernimento da praticare nelle comunità

Due giorni di convegno, quelli di giovedì e venerdì scorso, che hanno permesso alla diocesi di conoscere più nel dettaglio gli eventi che di recente hanno polarizzato di recente l’attenzione del mondo ecclesiale e civile. Si tratta del convegno ecclesiale nazionale di Firenze (tenuto dal 9 al 13 novembre scorso) e dell’Assemblea generale del Sinodo permanente dei Vescovi sulla Famiglia (a ottobre scorso).

Per «Firenze 2015» è stata chiamata a relazionare la professoressa Chiara Giaccardi, docente all’Università cattolica del Sacro Cuore, la quale ha vissuto anche la lunga preparazione del convegno quale componente della Giunta del Comitato preparatorio del Convegno ecclesiale nazionale. Con la Giaccardi sono state affrontate le tante questioni emerse nella settimana di Firenze, in particolare come realizzare quella «Chiesa in uscita» voluta e chiesta da papa Francesco sulla scorta delle cinque vie citate nella sua esortazione Evangelii gaudium (uscire, abitare, annunciare, educare e trasfigurare).

(La presentazione della Giaccardi si può scaricare dal link a fondo pagina)

Altro momento di forte intensità è stato quello del giorno successivo, quando è toccato al professor Andrea Grillo parlare della «Famiglia del Sinodo». Un intervento qualificato, da docente di teologia sacramentaria alla Pontificia università Sant’Anselmo, per riportare l’attenzione su quanto discusso al recente Sinodo. Grillo ha esordito con un chiarimento fondamentale: «Ciò che traspare dal Sinodo è che viene rimarcato con chiarezza che la famiglia prima di essere oggetto della dottrina è soggetto di dottrina; noi siamo la prima generazione che mette in pratica questo aspetto dopo decenni di discussioni teologiche». Il secondo aspetto «è stata propria la sinodalità, cioè il discutere insieme», mentre vari sono i nodi da sciogliere e le opportunità da cogliere come «la Chiesa in ascolto della famiglia, parlare della famiglia nel piano di Dio, la missione della famiglia stessa; poi, il discernimento, accompagnamento, integrazione e la riconciliazione».

Da entrambi gli interventi emergono i fattori comuni di questi eventi. Non sono date soluzioni e modalità di azione precostituite e valide per tutti. Al contrario, le comunità locali con i loro pastori, gli stessi vescovi nell’ambito del loro potere a servizio della diocesi, devono praticare con continuità il discernimento personale e comunitario. Al termine dei convegni si è detto soddisfatto il vescovo Mariano Crociata: «Le discussioni di questi due giorni mi portano a dire che dobbiamo sempre più ascoltare la realtà che ci circonda, ma dobbiamo anche crescere come Chiesa locale a tutti i livelli nello stile sinodale, specie con gli organismi di partecipazione come i consigli pastorali nelle parrocchie».